Serie C
Bari calcio, Pillon scaccia le paure «Ora serve calma»
«Ho fiducia in Iachini, rifuggo l’ipotesi della retrocessione»
BARI - «Non deve succedere e non accadrà». Bepi Pillon scaccia ogni sinistro presagio. Già, perché proprio vent’anni fa un Bari più che attrezzato per la categoria retrocesse dalla B alla C. Fu quello l’ultimo salto indietro dei biancorossi, sul campo. Perché il recente ricordo della Lega Pro è stato generato dal fallimento del 2018, non da una discesa avvenuta sul rettangolo verde. Quella retrocessione fu poi scongiurata dal ripescaggio: Ancona e Napoli non si iscrissero al successivo torneo cadetto e i Galletti respirarono. Eppure, il ricordo di quel campionato, culminato in un drammatico playout con il Venezia (1-0 per i pugliesi al San Nicola, 2-0 per i veneti al «Penzo») è un dolore indelebile per chi l’ha vissuto. Il tecnico di Preganziol subentrò a Marco Tardelli in novembre: c’era tanto tempo per recuperare nel lunghissimo torneo a 24 squadre. Eppure, ogni tentativo non fu sufficiente. Oggi Pillon torna su quell’episodio per far comprendere ancora una volta quanta tristezza abbia generato. E per ricordare anche a chi oggi rappresenta i colori biancorossi che certe sconfitte non si dimenticano.
Bepi Pillon, innanzitutto come si configura il rush finale della B?
«Il Parma è in fuga per la A e non fallirà l’obiettivo, mentre per il secondo posto sono in lotta addirittura in tre: Venezia, Cremonese e Como. Palermo e Catanzaro sono sicure di un piazzamento playoff, ma alle loro spalle c’è un blocco incredibile di formazioni che possono ambire agli spareggi promozione, ma devono anche evitare brutte sorprese. In coda, infine, il Lecco sembra indietro e la Feralpisalò, pur essendo combattiva, può pagare a caro prezzo ogni eventuale caduta».
Il Bari è cascato nella lotta salvezza: perché?
«I cinque punti di distacco dai playoff non sono nemmeno proibitivi, ma in effetti ora la priorità è evitare “casini”. Già, va usato proprio questo termine: perché una piazza del genere non merita una simile mortificazione. Le cause? Forse quella maledetta finale playoff persa a giugno non è stata mai digerita. Così come alcuni infortuni gravi hanno inciso. Onestamente la società ha tentato più strade per dare una scossa al torneo, avvicendando addirittura tre allenatori e puntando infine su una sicurezza come Iachini. Ma è inutile arrovellarsi il cervello guardando indietro. La realtà impone massima attenzione. E un’umiltà di ferro».
Quale l’errore da non commettere adesso?
«Innanzitutto, farsi prendere dall’ansia. Il Bari oggi sarebbe salvo: due punti di vantaggio sul quintultimo posto non sono un’inezia. È vero: le inseguitrici sono più che mai vive. Lo Spezia ha un ottimo organico, la Ternana e l’Ascoli sanno dall’inizio di dover combattere nella zona bassa. Ma una vittoria farebbe immediatamente respirare i biancorossi. Questo deve dare un pizzico di serenità per affrontare ogni sfida alla caccia di punti preziosi».
Da collega, come valuta la missione di Iachini?
«Beppe ha sicuramente intuito le potenzialità della piazza: ha una carriera straordinaria alle spalle, se ha scelto Bari significa che gli è stato garantito un progetto vincente. E forse le prime affermazioni avevano lasciato intendere anche a lui che i tempi di crescita avrebbero potuto essere persino più rapidi del previsto. Ma quando entri a febbraio, non è semplice importare immediatamente metodo e idee. Questa sosta gli sarà utile per lavorare assiduamente, magari prendere una strada e seguirla fino in fondo. Una cosa è certa: non è certo un uomo che trema davanti alle difficoltà. Il Bari in lui ha un leader».
Il terzultimo attacco della B è un freno per chi deve ottenere punti…
«La mancanza di Diaw è stata un vero problema. È un centravanti che in B fa la differenza e da sempre lo apprezzo: spero che gli infortuni gli diano tregua. Schierare insieme lui e Puscas sarebbe fondamentale: una coppia top».
A distanza di vent’anni… che cosa le resta della sua esperienza barese?
«La sensazione di un debito che non salderò mai. In carriera ho avuto tante soddisfazioni, arrivando persino in Champions League con il Chievo. Ma non aver portato a termine la missione in una città che mi ha voluto bene è qualcosa che non dimenticherò mai. La C non è per Bari: è una piazza troppo importante per tollerare un simile flop. Ma squadra e tecnico hanno tutte le potenzialità per tirarsi fuori. Se fosse necessario il playout? Non scherziamo. Il peso psicologico sarebbe davvero grande da sopportare in un doppio scontro di tale portata. Bisogna tirarsi fuori prima».