calcio serie b
Pillon tira la volata al Bari: «È la squadra più bella»
«Con me, ad Ascoli, Mirco ha segnato 24 gol. Ha classe ed è un gran professionista Guardate che fisico a 38 anni....»
BARI - Una sfida ricca di ex. Lo scontro di domani tra Bari ed Ascoli sarà ricco di sentimenti forti, su entrambi i fronti. Ben nove i protagonisti che vantano trascorsi in entrambe le squadre. Sei sono sulla sponda biancorossa. A cominciare dal direttore sportivo Ciro Polito che nell’autunno del 2020 fu chiamato dal club marchigiano in una situazione disperata e lo guidò ad una poderosa rimonta, culminata con la salvezza diretta. Mirco Antenucci ha militato in bianconero nel 2009-10 totalizzando 40 presenze 24 gol (record assoluto per il bomber molisano in una singola stagione), Guillaume Gigliotti ha trascorso al «Picchio» il biennio 2016-18 (59 presenze, tre gol), Raffaele Pucino ci ha giocato dal 2019 al 21 (49 gettoni, 2 reti). Una stagione nelle Marche anche per Nicola Bellomo (12 presenze, un gol nel 2015-16) e Gianmarco Cangiano (25 gare ed una rete nel 2020-21). Sull’altro fronte, il portiere Enrico Guarna è stato con i Galletti dal 2013 al 2016 totalizzando 81 presenze, così come Mirko Eramo (nato ad Acquaviva delle Fonti) è cresciuto nel Bari con cui ha esordito tra i professionisti nel 2006-07, campionato in cui ha giocato sette volte realizzando un gol. Il tecnico dell’Under 17 ascolana, infine, è Giorgio La Vista, 74 presenze e tre gol in Puglia dal 2004 al 2007. Tra i personaggi clou che hanno militato in entrambi i club, spicca Giuseppe «Bepi» Pillon: il tecnico veneto ha condotto l’Ascoli alla promozione in B nel 2002 e ad una brillante salvezza nel torneo successivo in cadetteria. Fu amato anche a Bari, malgrado mancò la permanenza in B nel 2004 (ma la retrocessione in C fu scongiurata dal ripescaggio), per poi ripetere nella Marche un’altra rimonta per blindare la B nel 2009-10. «Sono due club che mi sono rimasti nel cuore», sospira l’allenatore di Preganziol. Che tra passato e presente analizza il match del San Nicola.
Bepi Pillon, che cosa porta con sé delle esperienze a Bari ed Ascoli?
«Ascoli è stato un percorso vincente in entrambe le circostanze in cui sono stato chiamato sulla panchina marchigiana. Partimmo dalla C: una categoria stretta ad una società di coì nobili tradizioni, fummo promossi e ci confermammo in B. Sei anni dopo fui chiamato, con la squadra in difficoltà, ma centrammo una bella risalita e mantenemmo la categoria».
Bari fu un paradosso: la squadra perse il playout salvezza a Venezia, ma lei uscì tra gli applausi.
«Ancora oggi ci ripenso e ho i brividi. Sul piano dei risultati, Bari è l’amarezza più grande della mia carriera. A quel pubblico incredibile dovevo il risultato prefisso: non dimenticherò mai l’amore ricevuto in quei mesi, malgrado l’epilogo doloroso. Ma da allora sono sempre rimasto un tifoso biancorosso».
Come vede il Bari attuale?
«È la più bella squadra della B. La scelta vincente è stata ripartire dall’intelaiatura che ha vinto la C, inserendo gradualmente i nuovi innesti. Stimo molto Mignani: la sua umiltà non deve essere scambiata con un basso profilo. È un allenatore con idee chiare e moderne. Il Bari gioca un calcio aggressivo e negli spazi è devastante».
Pensa che i biancorossi possano sognare in grande?
«I presupposti ci sono tutti: una rosa ampia e competitiva, ma soprattutto l’entusiasmo di una tifoseria da serie A. Il popolo del San Nicola può spingere la squadra a qualsiasi impresa. E poi, il Bari in questo momento ha una coppia offensiva difficilmente contrastabile. Mi intriga il duello tra i “vecchietti”, Antenucci e Dionisi. Ho allenato Mirco ad Ascoli e Federico a Livorno: malgrado l’età, sono ancora determinanti. Parliamo di calciatori davvero speciali».
Antenucci con lei ha segnato il suo massimo di reti in B, proprio ad Ascoli.
«Mirco è sempre stato un profilo da serie A. Per tecnica, classe, intelligenza: la sua carriera è straordinaria, ma avrebbe meritato molto di più. E poi è un professionista esemplare: guardatelo, a 38 anni, è in forma perfetta. Credetemi, nel suo caso la carta di identità non conta: la realtà è che il Bari ha un calciatore di categoria superiore, un vero valore aggiunto. Il paradosso è che se ne parla poco perché Cheddira sta esplodendo in maniera pazzesca».
Già, come valuta l’exploit della punta italo-marocchina?
«Lo affrontai da avversario quando guidavo la Triestina e lui era a Mantova: mi convinsi immediatamente che avesse un potenziale altissimo e da allora l’ho sempre seguito. Sul piano tecnico può crescere, ma penso che una cosa sia evidente: quando parte in profondità, tenerlo è pressochè impossibile. Ha una forza ed una fisicità non comuni: qualsiasi allenatore lo vorrebbe: ora sta anche segnando con una regolarità impressionante, ma, al di là dei gol, è una spina nel fianco per qualunque difesa».
Insomma, che gara si aspetta domani?
«Il Bari è favorito, l’Ascoli è in un momento difficile, ma i marchigiani negli ultimi anni hanno trovato proprio nei frangenti più delicati risorse insospettabili. Tenteranno di chiudere gli spazi, costringendo i Galletti ad un match scomodo rispetto alle loro caratteristiche. Ma mi aspetto un San Nicola strepitoso: in un ambiente del genere i pugliesi daranno l’anima pur di centrare un’altra vittoria».