il problema
Prestazioni intramurarie illegittime, l’Ordine dei medici di Brindisi contro i furbetti
Il presidente: «Visite aggiuntive da chi non poteva effettuarle»
L’Ordine dei medici di Brindisi «esige chiarezza e trasparenza» da Anac, Nirs, Nas e Asl sui comportamenti di alcuni sanitari in merito alle prestazioni libero-professionali nelle strutture pubbliche. Nelle scorse ore l’Asl ha comunicato di aver revocato l’autorizzazione a due medici e di aver avviato un confronto formale, con richiesta di controdeduzioni e relazioni, con un cospicuo numero di sanitari.
«Abbiamo sempre ritenuto l’Alpi un diritto per i medici e un’opportunità per i cittadini - esordisce il presidente dell’Ordine dei medici, Arturo Oliva - a condizione che venga esercitata nel rispetto delle norme e rappresenti una libera scelta e non un’imposizione dettata dalle lunghe liste d’attesa che impediscono di fatto l’accesso alle cure. Non possiamo negare che tanto le segnalazioni delle organizzazioni sindacali della dirigenza medica, ma ancor di più la replica aziendale, hanno sollevato una serie di riflessioni che necessitano riscontri dagli enti preposti al controllo. È mai possibile che le prestazioni aggiuntive siano state effettuate da personale che ha optato per il rapporto non esclusivo, così come denunciato dalle organizzazioni sindacali? Ciò, atteso che norme di legge pongono il divieto assoluto di esercizio sotto qualsiasi forma della libera professione intramuraria per chi abbia esercitato tale opzione. Come è possibile - prosegue Oliva - che non siano stati individuati, per ciascuna unità operativa e di conseguenza per ciascun dirigente, i volumi globali di attività istituzionale che devono essere comunque assicurati in relazione alle risorse assegnate e di conseguenza i volumi di attività libero professionale intramuraria? Tali volumi non possono in alcun caso superare i volumi di attività istituzionale».
E ancora: «Come è possibile, atteso che l’omessa vigilanza è posta in carico al direttore generale, prevedere l’inversione dell’onere della prova, dal momento che i dati devono essere obbligatoriamente in possesso e verificati analiticamente dagli uffici preposti, e non invece richiesti al singolo professionista?». Alla luce di questi interrogativi, «c’è da chiedersi allora quali siano i criteri dell’Asl per assicurare un corretto rapporto tra attività istituzionale e attività libero professionale intramuraria per ciascun dirigente. Sono stati stabiliti per ogni servizio, all’inizio di ogni anno, i volumi delle prestazioni che devono essere erogate in regime istituzionale? Sono stati monitorati mensilmente i volumi e i tempi di attesa delle prestazioni?». Al fine di ristabilire la serenità negli operatori e dei cittadini, l’Ordine dei medici chiede agli organi a cui ha indirizzato questa denuncia di «disporre le necessarie verifiche», dichiarando la propria disponibilità a «fornire tutti gli elementi in possesso».