le indagini

Il patto di Voghera tra i «vecchi» della Sacra Corona Unita

stefania de cristofaro

Dal carcere la risposta a chi voleva ridefinire gli equilibri: «È emerso con certezza l’accordo tra Francesco Campana, Giovanni Donatiello e altri detenuti su una nuova definizione degli assetti»

«È emerso con certezza l’accordo tra Francesco Campana, Giovanni Donatiello e altri detenuti del carcere di Voghera su una nuova definizione degli assetti dell’organizzazione mafiosa di cui facevano parte». Nessun dubbio sull’esistenza di quel patto di stampo mafioso siglato nella casa circondariale lombarda, in provincia di Pavia, per il Tribunale di Brindisi, a conclusione dell’istruttoria dibattimentale scaturita dall’inchiesta «Old generation» della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, coordinata dalla pm Giovanna Cannalire, sulla vecchia guardia della Sacra corona unita.

Il collegio presieduto da Valerio Fracassi, anche tenuto conto delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, ha condannato Campana e Donatiello - rispettivamente - a 20 e 24 anni di reclusione, con l’accusa di aver ricoperto un ruolo direttivo nella frangia cosiddetta dei tuturanesi, nel periodo compreso tra il 2025 e il 24 settembre 2020, in linea con le richieste della pm.

L’accordo di Voghera - si legge nelle motivazioni depositate nei giorni scorsi - «avveniva in un periodo immediatamente successivo a quello in cui altri membri dell’associazione intendevano attuare una loro ridefinizione degli assetti, che considerasse i vecchi ma li tenesse a rispettosa distanza».

Il collegio giudicante ha fatto riferimento a Raffaele Martena, estraneo a questo troncone processuale ma già condannato per associazione mafiosa. Martena, stando alle conclusioni di un altro processo, avrebbe avuto un ruolo di primo piano in seno all’associazione mafiosa.

Queste dinamiche rispecchiano «quel fenomeno mafioso avente le caratteristiche anche di osmosi degli affiliati», ha evidenziato il Tribunale.

Quanto a Campana, per i giudici la «consumazione del reato associativo di cui alla sentenza della Corte d’Appello del 24 febbraio 2016 è contestata come cessata al momento della sentenza di condanna di primo grado» e per questo «non vi è alcuna sovrapposizione delle condotte». I difensori di Campana, gli avvocati Cosimo Lodeserto e Valerio Vianello Accoretti, e di Donatiello, gli avvocati Marcello Falcone e Dario Budano, presenteranno ricorso in Appello.

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