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«Brindisi, il porto è nel futuro»: Ugo Patroni Griffi traccia il bilancio della sua presidenza

ANDREA PEZZUTO

«Lascio un’infrastruttura moderna e le opere strategiche appaltate. Il clima ostile ha frenato gli investimenti, ora ci sono le condizioni per lo sviluppo»

BRINDISI - «La cassa di colmata con il parco urbano di Fiume Grande, i dragaggi, il banchinamento di Capobianco, il cold ironing, la logistica del freddo nel terminal “Il Mondo”, gli accosti di Sant’Apollinare, il pontile a briccole, un imprenditore (Msc, ndr) che vuole realizzare la stazione crocieristica, il nuovo Piano regolatore portuale, il faro delle Pedagne, la riqualificazione della zona archeologica di Punta delle Terrare e tanto altro. Non stiamo parlando di progetti ma di appalti in corso».

Ugo Patroni Griffi, nel suo ultimo giorno da presidente dell’Autorità portuale, elenca con orgoglio tutte le opere strategiche appaltate, che renderanno il porto di Brindisi più moderno. Eppure sono stati sette anni difficili. Non c'è, infatti, una sola opera progettata che non abbia incontrato l’opposizione di un ente o della magistratura. Negli altri porti del sistema non è accaduto tutto questo, perlomeno non con la stessa frequenza e intensità.

Qual è il cortocircuito che rende Brindisi diversa da Bari? Perché si è creata una così esasperata divisione, che ha determinato come conseguenza una spiccata invasività della magistratura?

«A parte l’intervento della magistratura, che era inatteso e poi, come si è dimostrato, del tutto ingiusto, per il resto si sono confrontate le due anime della città. Da una parte quella fortemente sviluppista rappresentata dalle categorie, dagli operatori economici, dai corpi intermedi, da Confindustria, dalla Camera di commercio, tutti fortemente consapevoli dei problemi cui la città sarebbe andata incontro nel breve e medio periodo. Dall’altra parte una ideologia “decrescitista” e piuttosto radicale volta alla conservazione dello status quo. Me lo spiego con la storia della città, che ha delle ferite che hanno creato contrapposizioni da stadio nel tessuto della comunità».

Come ha vissuto tutto questo?

«L’ho vissuto con la consapevolezza che bisognava tenere la barra dritta perché l’interesse della città corrispondeva alla visione che abbiamo portato avanti. Visione che poi è stata ampiamente condivisa dalla nuova amministrazione comunale, dalla Regione, a livello governativo e che oggi trova finanche una validazione nell’Unione europea».

Sarebbe andata diversamente se avesse lavorato in un clima differente?

«Sì, probabilmente oggi staremmo quasi a inaugurare la cassa di colmata, sarebbero iniziati già i dragaggi e gli investitori che stanno interloquendo con noi si sarebbero palesati prima, anticipando i tempi delle soluzioni alla crisi che sta vivendo la città per via della decarbonizzazione. Continuano comunque ad affacciarsi tanti investitori interessati alle economie legate alla transizione energetica, ai nuovi carburanti, alla blue economy».

Cosa le resta del rapporto così intenso, nel bene e nel male, con la città?

«Non credo che ci sia stato in passato un presidente che sia entrato così in sintonia con gli operatori portuali. Ricordo bene che quando mi sono insediato c’era una lunga lista di doglianze degli operatori, che vedevano il porto privo di progettazione di opere essenziali. Oggi tutte le opere strategiche, compresa la pianificazione portuale, sono una realtà. Questo mi rimarrà, assieme a rapporti di amicizia molto stretti instaurati con buona parte della città».

Spesso viene imputato il fatto che il porto di Brindisi sia sprovvisto di stazioni marittime all’altezza. Il caso del terminal “Le Vele”, ostaggio di una interminabile vicenda giudiziaria, spiega in parte le ragioni di questa carenza di servizi.

«L’Autorità portuale ha comunque acquistato la stazione passeggeri “Il Mondo”. Certo, non è sufficiente. L’idea è di avere una pluralità di stazioni marittime con funzioni specifiche: una struttura dove poter fare il check-in, ossia “Il Mondo”, che tra l’altro diventerà bellissima e funzionale alla logistica dell’agroalimentare; poi c’è bisogno di una stazione sotto-banchina per i controlli di frontiera, e su questo fronte abbiamo recuperato il finanziamento per realizzare una tensostruttura al servizio del traffico extra Schengen, così da evitare quanto accaduto in passato, con i passeggeri che restano all’addiaccio sotto la pioggia; abbiamo recuperato anche il finanziamento per il terminal “Le Vele”, per il quale è accaduto qualcosa di patologico, che ha reso il progetto dell’opera già vecchio. Abbiamo dovuto aggiornarlo. Spero che il commissario porti a termine questo terminal: va bandita nuovamente la conferenza di servizi perché serve il rinnovo di alcune autorizzazioni nel frattempo scadute. Bisogna solo completare l’iter ottenendo l’autorizzazione unica Zes e bandire la gara. Infine verrà realizzata una stazione crocieristica a Sant’Apollinare».

Il porto di Brindisi è tornato il primo porto dell’Adriatico per la Grecia grazie al rapporto consolidato con Grimaldi. Quali sono le prospettive?

«A Brindisi si può fare lo short sea, un traffico cresciuto talmente tanto da attenuare gli effetti della crisi industriale. Si può conquistare anche il deep sea legato a imbarcazioni che non pescano tanto. Sono sostanzialmente le “car carrier”, che possono essere ormeggiate a Brindisi: la movimentazione delle auto viene fatta con attrezzature di banchina compatibili con i vincoli aeronautici. Così come si può conquistare un pezzo dell’industria cantieristica relativa all’eolico off-shore e alla costruzione di nuove imbarcazioni. Difficile, invece, pensare al transhipment, al traffico di contenitori, che ha bisogno di attrezzature in banchina probabilmente incompatibili con i vincoli aeroportuali e che tra l’altro è in crisi ovunque e che in Italia, di fatto, si concentra solo su Gioia Tauro. Brindisi può intercettare semmai il feederaggio».

Autorità unica pugliese sì o no?

«Sono sempre stato favorevole all’accorpamento perché permette una riduzione dei costi, una visione comune e una maggiore creazione di valore, evitando una concorrenza intraregionale. È inoltre essenziale nella prospettiva dell’Autonomia differenziata».

Nella rete globale è stato inserito il collegamento ferroviario tra Brindisi e Taranto. Serve rafforzare questo asse?

«Questo intervento si giustifica soltanto nella prospettiva di un’Autorità pugliese unica, altrimenti potrebbe diventare un detrattore per uno dei due porti in quanto potrebbe avvantaggiare un porto a discapito dell’altro».

Non tutti sanno che grazie alla realizzazione dei nuovi accosti di Sant’Apollinare, l’Autorità portuale potrà giustificare gli interventi di valorizzazione del parco archeologico di Punta delle Terrare e di villa Skirmut. Qual è lo stato dell’arte?

«È stata aperta nelle scorse ore la conferenza di servizi su questi interventi, che l’Autorità portuale realizzerà a titolo di compensazione. Il parco archeologico lo abbiamo già bonificato e presto sarà riqualificato con la piantumazione di essenze arboree. Sarà inoltre restaurata la villa Skirmut, che potrà rientrare anche nel dossier di candidatura a Capitale italiana della cultura. Alla fine investiremo oltre 2 milioni di euro per la riqualificazione dell’area. La spesa è giustificata dalla realizzazione dei nuovi accosti: l’ente portuale può investire a vantaggio della città in tutto ciò in cui si possa dimostrare l’interazione tra porto e città; la spesa deve essere funzionale alla valorizzazione del porto».

Come finirà la vicenda del deposito gnl di Edison?

«Sarà il commissario a valutare gli ultimi adempimenti. Posso solo dire che oggi quella infrastruttura è la via più veloce verso la decarbonizzazione e diventa ancillare all’hydrogen valley. Quel deposito sarà fossile per pochissimo tempo perché la direttiva Ets prevede al 2030 che quel combustibile non sia più fossile ma diventi sempre più carbon neutral attraverso l’utilizzo di bio-combustibili e combustibili di sintesi; di fatto parliamo dell’idrogeno».

Perché non è stato realizzato a Bari?

«Il porto di Bari è molto più piccolo e meno infrastrutturato. Tuttavia anche a Bari si sta realizzando una stazione di servizio in banchina per fornire il gnl ai mezzi che circolano nel porto e c’è una interlocuzione molto avanzata con un operatore del settore per poter fare il bunkeraggio con il gnl».

Il binario sulla banchina di Costa Morena che potenzialità di sviluppo offre?

«Potrà essere al servizio del traffico dell’automotive, di contenitori nell’ambito del feederaggio, dei camion che viaggiano sulla ferrovia».

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