la spedizione punitiva

Mesagne, omicidio Margherito: il compagno della vittima salvato dalla pistola inceppata

Stefania De Cristofaro

Dall’esame dei cellulari la possibilità di verificare l’eventuale premeditazione. Il cognato di Irene Margherito sarebbe stato deciso a far pagare alla coppia la loro relazione

Avrebbe sparato ancora se l’arma non si fosse inceppata dopo il terzo colpo. Adamo Sardella, 55 anni, in carcere, dal 26 maggio scorso, per l’omicidio della cognata Irene Margherito e per il tentato omicidio del nuovo compagno della donna, 54 anni di Mesagne, aggravati dai futili motivi, voleva dare una «punizione alla coppia», dopo un diverbio. Nella discussione ci sarebbero stati da un lato, il figlio della 47enne e la famiglia di Sardella e dall’altro, Irene Margherito e il compagno.

Futili motivi, sia per la pm Paola Palumbo, che per la gip del tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis che ha convalidato l’arresto eseguito in flagranza di reato, poco dopo gli spari, dagli agenti del commissariato di Mesagne e dalla Squadra Mobile di Brindisi, domenica 26 maggio, sulla complanare della statale 7 che collega Brindisi a Mesagne, nei pressi della Cittadella della ricerca.

Gli investigatori stanno continuando ad acquisire elementi sul fronte del movente che, stando a quanto emerso sino ad ora, sarebbe riconducibile a dissidi nell’ambito di dinamiche familiari, in cui due sorelle avevano sposato due fratelli, caratterizzate da 30 anni di liti. La 47enne era stata sposata con il fratello di Sardella, era rimasta vedova nel 2011 e aveva iniziato una nuova relazione. La donna era anche sorella della moglie di Sardella.

Da accertare chi abbia chiesto l’incontro e per quale motivo, poi perché Sardella si sia presentato armato e dove e da chi sia riuscito a reperire l’arma calibro 7,65, con matricola abrasa. E ancora per quale motivo, il compagno di Irene Margherito sia partito da casa portandosi una spada tipo Katana. Secondo alcune testimonianze, ci sarebbero stati messaggi vocali su WhatsApp contenenti minacce e post sui social. Determinanti, quindi, le perizie disposte sui telefoni di Sardella, della 47enne, del figlio (che non è indagato) e del compagno della donna, denunciato per il porto della spada. Il passaggio è necessario per verificare se ci siano o meno gli estremi per contestare anche la seconda aggravante, quella della premeditazione, in aggiunta ai futili motivi.

Chiaro, invece, quello che è accaduto quando i quattro si sono incontrati perché quei minuti sono documentati dalle immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza esterna della ditta, nel cui parcheggio c’è stato l’appuntamento. Sardella arriva a bordo della sua auto, una Golf, condotta dal nipote. La cognata e il compagno restano nella Nissan Juke. Sardella scende, impugna la pistola e spara: il primo proiettile manda in frantumi il finestrino e raggiunge la 47enne alla testa, determinando lesioni gravissime, che causeranno la morte della donna, la sera successiva. Sardella non si ferma, spara di nuovo e si allunga nell’abitacolo in direzione dell’uomo. Cerca di sparare ancora. L’arma si inceppa. A quel punto parte la colluttazione, il nuovo compagno di Irene Margherito afferra il fodero della spada e colpisce Sardella che punta di nuovo l’arma.

Nelle prossime ore è atteso il conferimento dell’incarico al medico legale per l’autopsia, necessaria per stabilire la traiettoria del proiettile. Solo dopo, la pm rilascerà il nulla osta per i funerali.

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