l'omicidio in diretta

Mesagne, le risposte sul delitto di Irene Margherito arrivano da telecamere e cellulari

Stefania De Cristofaro

Un omicidio praticamente in diretta video, catturato dal sistema di videosorveglianza dell’azienda farmaceutica lungo la strada statale 7 che collega Brindisi a Mesagne

Sono quattro le telecamere che hanno ripreso i minuti di follia e terrore dell’azione di fuoco contro l’auto a bordo della quale c’erano Irene Margherito, 47 anni, e un 54enne di Mesagne con il quale la donna aveva intrapreso una nuova relazione, dopo essere rimasta vedova del fratello di Adamo Sardella.

Quel filmato che mostra il susseguirsi degli spari è uno dei gravi indizi di colpevolezza a carico di Sardella, 55 anni, in carcere con le accuse di omicidio e tentato omicidio, aggravati dai futili motivi riconducibili alla nuova relazione imbastita dalla donna, rimasta vedova nel 2011.

Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, ha confermato l’aggravante dei futili motivi puntualizzata dal pubblico ministero Paola Palumbo nella richiesta di convalida dell’arresto, eseguito nel pomeriggio di domenica, poco dopo i fatti, dagli agenti del commissariato di Mesagne e dai poliziotti della squadra mobile di Brindisi.

Un omicidio praticamente in diretta video, catturato dal sistema di videosorveglianza dell’azienda farmaceutica lungo la strada statale 7 che collega Brindisi a Mesagne, nei pressi della Cittadella della Ricerca, luogo dell’incontro tra Sardella e la cognata.

Le telecamere hanno ripreso tutto, a cominciare dall’arrivo delle auto. Sardella è giunto sul luogo dell’incontro a bordo di una Golf assieme al figlio della cognata, mentre la donna era a bordo di una Nissan Juke di colore bianco, all’interno della quale c’era anche il compagno.

Sardella, una volta sceso dall’auto, impugna una calibro 7,65 e fa fuoco tre volte. Un proiettile manda in frantumi il finestrino anteriore destro e raggiunge la 47enne al mento per fuoriuscire dall’orecchio sinistro e conficcarsi nel sedile accanto. Lesioni gravissime che ne determineranno la morte, accertata nella serata di lunedì, a seguito della quale c’è stato l’espianto degli organi. Dopo gli spari, il figlio della donna cerca di fermare lo zio, mentre il compagno della donna prende la spada, una katana, e colpisce Sardella.

Le indagini proseguono per verificare se ci sia stata o meno premeditazione perché non è chiaro chi abbia chiesto l’incontro, per quale motivo Sardella, difeso dall’avvocato Vito Epifani, si sia presentato armato e in che modo (dove e da chi) abbia avuto la disponibilità della pistola, risultata con matricola abrasa.

Le risposte a questi interrogativi potranno arrivare dalle perizie disposte sui telefonini cellulari, da quali sarà possibile ricostruire anche i contenuti della messaggistica su WhatsApp e sui social, e sull’arma.

Per i funerali di Irene Margherito, si attende il nullaosta della procura, che arriverà dopo l’esame autoptico sulla scatola cranica.

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