Brindisi, il nuovo pentito svela un summit della Sacra Corona Unita
Nel primo verbale di Sorio, interrogato nel carcere di Taranto: «Così dovevamo gestire il traffico di droga a San Pietro Vernotico»
Summit in una campagna lungo la strada per Cellino San Marco per discutere del traffico di droga, fare contabilità, verificare i ricavi e stabilire il «punto» da versare ai detenuti, tra quelli finiti in carcere e quelli ristretti ai domiciliari. L’incontro che doveva restare riservato, è stato raccontato ai pm della Dda di Lecce da Giuseppe Sorio, 37 anni, di San Pietro Vernotico, in occasione del suo debutto in veste di dichiarante. L’interrogatorio è del 19 gennaio nel carcere di Taranto, a distanza di poco più di un mese dal suo arresto per traffico di droga.
«Quando Fabrizio Annis ha capito che sarebbe stato sottoposto alla misura di sicurezza della casa lavoro, poiché lo avevano fermato alla guida di una vettura, pur non avendo la patente convocò me, il fratello Gimmi, Simone Elia, Massimiliano De Marco e Riccardo Candida», si legge nel verbale. La zona di campagna è stata descritta come luogo sicuro per «discutere di affari illeciti». In quella occasione, «ci disse che anche dopo il suo arresto le cose dovevano continuare nello stesso modo con riferimento alla gestione e al controllo sul mercato dello stupefacente su San Pietro Vernotico e ci disse anche che con il denaro provento della vendita della droga dovevamo provvedere al mantenimento in carcere di Alessandro Blasi, Crocifisso Geusa e Lucio Annis». Secondo il dichiarante, una quota dei ricavi doveva essere corrisposta anche a «lui e a Gimmi Annis che era agli arresti domiciliari».
Nel passaggio successivo, il 37enne di San Pietro ha descritto lo scenario successivo all’arresto di Annis, sostenendo che «Massimiliano De Marco è diventato il suo luogotenente, gestendo il traffico di droga sul territorio, sulla base delle direttive che Fabrizio gli forniva. Ogni volta che Fabrizio aveva dei permessi e veniva a San Pietro, De Marco lo incontrava riferendogli dell’andamento» degli affari, così come di «eventuali comportamenti scorretti» di chi agiva in loco.
De Marco, 52 anni, è finito in carcere nel blitz di dicembre con l’accusa di essere stato il punto di riferimento del gruppo specializzato nel narcotraffico sul versante di San Pietro. Gruppo che, secondo l’accusa imbastita dalla Dda, avrebbe lavorato in parallelo con l’associazione riferibile a Salvatore Perrone, 57 anni, di Trepuzzi, detto «Friculino» al quale - stando al contenuto di alcune intercettazioni - De Marco si rivolgeva con l’appellativo di «Signuria». Nell’inchiesta, invece, sono rimasti a piede libero i fratelli Fabrizio e Gimmi Annis.
«Nel corso di uno dei tanti incontri con Fabrizio, mentre aspettavamo trafficanti di Erchie, mi ha riferito di essersi affiliato a Giovanni Donatiello che aveva un ruolo apicale in quel momento nel contesto della Sacra Corona Unita». Donatiello è stato condannato e ha scontato la pena per associazione di stampo mafioso, così come l’ergastolo commutato in 30 anni di reclusione come mandante dell’omicidio di Antonio Antonica, avvenuto a Mesagne, nel 1989. «Fabrizio Annis mi diceva anche che era importante acquisire una propria capacità intimidatoria per andare avanti e poter controllare un paese», si legge nel verbale. «Sosteneva di essere forte e capace di controllare il territorio di San Pietro Vernotico ed era effettivamente così per quello che ho potuto vedere».