immacolata

Brindisi, «serpentone luminoso» di auto in processione fino al Santuario di Jaddico

Angelo Sconosciuto

È il primo anno in cui l’arcivescovo Intini ha celebrato i riti; è lui che promuove il processo di canonizzazione per Teodoro D’Amici

BRINDISI - Aveva ragione il compianto prof. Alberto Del Sordo, quando 52 anni addietro, affacciandosi sul ponte che dalla Statale 16 portava a Jaddico, definì le auto in fila sulla Statale verso il luogo mariano fuori Brindisi, il «serpentone luminoso». Il monogramma mariano «AM» illuminato con la statua della Vergine Immacolata sul tetto dell’auto, allora come ora, ha aperto il corteo automobilistico notturno ed è di tutt’altro tenore quel «serpentone» devoto, rispetto al serpente, il cui capo viene schiacciato dalla Vergine, recata in processione.

Si è rinnovato il tradizionale pellegrinaggio notturno anche nelle scorse ore. I Servi di Maria, che videro l’affresco mariano medievale illuminarsi su quel muro non ci sono più da tempo, ma hanno seminato ed i semi hanno dato frutto: il Santuario di Maria Madre della Chiesa di Jaddico è il luogo - il primo ad essere dedicato alla Vergine con quel titolo che Paolo VI le rivolse nel 1967 - che non conosce solitudini perché a qualsiasi ora del giorno o della notte ci si rechi, lì si trova sempre qualcuno a pregare.

E ieri, poi, piazza Duomo era piena d’auto già ben prima della partenza antelucana: l’auto, con la statua della Vergine ed alle sua spalle il monogramma «AM» Ave Maria, con accanto Padre Emanuele Grimaldi, uno dei Padri Carmelitani del Santuario di Jaddico era ad attendere i pellegrini.

Ed alle 6,30 la solenne celebrazione, la prima dell’arcivescovo Giovanni Intini, che nell’omelia, richiamando l’umiltà della Vergine, ha fatto riferimento all’umiltà di Teodoro D’Amici, il vigile urbano brindisino, il primo ad essere sollecitato dalla Madonna.

Da qualche mese l’arcivescovo è stato autorizzato all’«introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Teodoro D’Amici, Veggente delle apparizioni della Madonna a Jaddico», ma si è giunti al punto odierno grazie all’impegno perseverante dei «Servi di Maria» ed al loro silenzioso operare nella preghiera. Si è giunti per la cura che hanno profuso p. Enzo Caiffa, Carmelitano scalzo, e il predecessore di mons. Giovanni Intini, mons. Domenico Caliandro.

Già, perché l’8 dicembre dello scorso anno proprio mons. Caliandro, promulgò un decreto con cui si riconoscevano «soprannaturali e riferiti alla Beata Vergine Maria le apparizioni e i fenomeni avvenuti a Jaddico a Teodoro D’Amici». «Il santuario di Jaddico, intitolato a S. Maria Madre della Chiesa, è da decenni meta di migliaia di fedeli - si leggeva nella nota della Curia -. È alle porte della città di Brindisi, ma è frequentato da persone provenienti anche dalle province circostanti, che lì trovano un luogo di spiritualità, di pace e di conforto». «Nonostante i vescovi brindisini abbiano sempre riconosciuto la valenza spirituale del luogo - riferiva quella nota -, nulla mai si era detto in maniera definitiva rispetto al fenomeno che ha portato alle origini del santuario».

E chiarendo che «la storia risale al periodo compreso tra il 1962 e il 1963, quando Teodoro D’Amici, un vigile urbano brindisino, affermò di aver ricevuto delle manifestazioni dalla Madonna, che gli permisero di riportare alla luce, nelle campagne della contrada di Jaddico, un affresco dipinto sul muro di una casa diroccata, in cui si vede la Vergine stringere accanto a sé il Bambino Gesù», la nota spiegava che «da quel momento la zona è divenuta meta di continui pellegrinaggi da parte di decine di persone e Teodoro D’Amici si dette subito da fare perché lì venisse edificata una chiesa in onore della Madonna»... E il giorno successivo lo stesso presule brindisino diede l’annuncio del suo successore, che ieri ha celebrato il rito e che per il primo incontro con i sacerdoti diocesani ed i media brindisini scelse proprio Jaddico, il luogo di Maria Madre della Chiesa.

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