Nel Salento
Brindisi, vendemmia di qualità ma i prezzi di uva e vino sono al ribasso
La preoccupazione delvicepresidente regionale vicario di CIA – Agricoltori Italiani di Puglia, Giannicola D’Amico
BRINDISI - Quantità ridotta notevolmente, qualità interessante ma prezzi delle uve ai produttori ai minimi termini e prezzo del vino notevolmente ridotto rispetto a qualche anno fa. È questa la fotografia a resoconto dell’annata vitivinicola 2023 in provincia di Brindisi, a pochi giorni anche dall’arrivo sulle tavole dei vini novelli, dei quali sono già in corso iniziative e manifestazioni di promozione e valorizzazione. Una situazione quasi comune sia al territorio del sud brindisino, a confine con la provincia di Lecce, sia con la zona nord della Valle d’Itria.
Ne parliamo con il vicepresidente regionale vicario di CIA – Agricoltori Italiani di Puglia, Giannicola D’Amico.
In generale che annata è stata?
«Quella del 2023 è stata una vendemmia difficile. Innanzitutto perché il maltempo, i cambiamenti climatici, con piogge seguite da ondate di calore, ha favorito il propagarsi della Peronospora e ha ridotto notevolmente le produzioni. A questi vanno ad aggiungersi l’inasprimento sconsiderato dei costi di produzione, con il consueto e insostenibile aumento del prezzo del carburante, che ha inciso particolarmente sui costi di trasporto delle uve verso le cantine, oltre a forti movimenti speculativi che hanno determinato prezzi delle uve da fame per i produttori. Si sono registrati prezzi pari alla metà, e in alcune zone anche di un terzo, rispetto ai prezzi dello scorso anno. Prezzi che non hanno permesso di coprire nemmeno i costi di produzione e raccolta».
Nel sud Brindisino come è andata?
«La vendemmia dal punto di vista qualitativo è risultata molto interessante. Le quantità, invece, sono state fortemente penalizzate dalla Peronospora. Con in media un 50% in meno di produzione rispetto agli anni scorsi. Disastrosa, invece, è stata la situazione legata ai prezzi delle uve, con prezzi pari ad un terzo di quelli del 2022 e pari alla metà rispetto ad altre annate. Anche il prezzo del vino sta subendo una notevole riduzione. Si parla del 30-40% in meno rispetto ai prezzi praticati lo scorso anno».
Invece in Valle d’Itria?
«La Peronospora in epoca precoce, tra maggio e giugno, ha ridotto del 30% in media le produzioni. Chi, con i dovuti interventi fitosanitari, ha salvato le produzioni, grazie anche al decorso secco della seconda parte della estate, ha prodotto uve di buona qualità e di conseguenza anche vini di ottima qualità».
A settembre scorso, come CIA Puglia vi siete fatti promotori di una serie di iniziative per denunciare le criticità della campagna vitivinicola?
«Abbiamo chiesto alle istituzioni preposte – Governo in primis ma anche alla Regione Puglia – di mettere in atto tutte le azioni utili a contrastare i forti movimenti speculativi in atto sui prezzi delle uve, partendo dai controlli per verificare le reali giacenze nelle cantine. Anche per l’uva da vino serve responsabilizzare tutta la filiera affinché vengano praticati prezzi ai produttori equi e che riconoscano i sacrifici che i viticoltori compiono in una intera annata. Ed, inoltre, abbiamo chiesto al Governo di mettere in campo strumenti straordinari e adeguati per ristorare gli agricoltori e di stanziare risorse proporzionali al danno che hanno subito i produttori dalla Peronospora. Il milione di euro inizialmente stanziato dal Consiglio dei Ministri, una vera e propria elemosina, non copre nemmeno una minima parte delle perdite che hanno subito i produttori. Grazie alla nostra mobilitazione quel milione di euro è stato aumentato di altri 6 milioni di euro. Parliamo, comunque, di somme davvero irrisorie. Vanno necessariamente trovate risorse aggiuntive».