Il caso
Brindisi, assunzioni allegre in Sanitaservice sotto la lente della Corte dei conti
Indagine aperta dopo una serie di esposti: «Personale adibito a mansioni non previste, favori ai sindacalisti»
BARI - L’assegnazione del personale a mansioni diverse da quelle per cui è stato assunto rischia di costituire un danno erariale, soprattutto se quelle mansioni non sono previste dall’atto di affidamento. È questo il motivo per cui la Corte dei conti ha aperto un fascicolo sulla gestione delle Sanitaservice, le società in-house delle Asl pugliesi già al centro di numerose indagini penali.
Stavolta tutto parte dalla situazione di Brindisi, dove - secondo alcuni esposti estremamente dettagliati di fonte sindacale - il meccanismo avrebbe raggiunto livelli patologici anche in considerazione di una particolarità tutta locale: a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, qui i servizi di pulizia sono stati ri-affidati tramite gara d’appalto. Ma la Sanitaservice di Brindisi ha mantenuto il personale assunto per le mansioni ri-esternalizzate, adibendolo ad altri compiti. Che non sempre rientrano, però, tra quelli previsti dal contratto con la Asl.
Uno dei nodi riguarda gli incarichi di coordinatore variamente denominati. Alla Sanitaservice di Bari è emerso ad esempio che 12 rappresentanti sindacali (due per ciascuna sigla) sono stati nominati in qualità di «esperti» per l’avvio del servizio 118, internalizzato a partire da giugno: la Regione ha chiesto alla società, tramite la Asl, di revocare quella disposizione. Stesso discorso a Taranto, dove buona parte dei 12 «coordinatori» del 118 (anche qui scelti con modalità non note e non trasparenti) sono sindacalisti o parenti di sindacalisti.
Una cosa simile è capitata anche a Brindisi, dove il segretario della Uil Fpl, Gianluca Facecchia, dipendente della Sanitaservice, ha fatto in pochi anni carriera nella società in-house passando da ausiliario (il livello più basso) a funzionario di categoria D. Ma una infornata di sindacalisti locali, secondo uno degli esposti all’esame della Corte dei conti, sarebbe avvenuta anche con una diversa selezione, quella per individuare otto capi servizi operai. E sono diversi i casi di interi ceppi familiari assunti alle dipendenze della società.
A Brindisi le ispezioni condotte dal Nirs, il nucleo degli ispettori sanitari guidati dall’avvocato Antonio La Scala, hanno verificato l’esistenza del problema relativo all’utilizzazione impropria del personale. Ad esempio nell’ospedale di Ostuni, dove il personale assunto per le pulizie si ritrova in alcuni casi a svolgere compiti amministrativi. Ma altri dipendenti Sanitaservice sono (o sono stati) impiegati nelle direzioni sanitarie e amministrative, all’ufficio tecnico, persino al Sisp, dove non è previsto che ci siano ausiliari. In alcuni casi, sempre secondo l’esposto, i cambi di mansione sarebbero stati blindati attraverso conciliazioni sindacali: è il caso del dipendente Sanitaservice che nel 2021 è stato nominato responsabile del personale ausiliario in servizio nei centri vaccinali, che nel frattempo sono stati chiusi. Ma la qualifica ovviamente è rimasta, con il relativo costo.
Le Sanitaservice furono inventate ai tempi della giunta Vendola per sottrarre i servizi ausiliari delle Asl al settore degli appalti, sul presupposto che la gestione diretta sarebbe costata meno. Un assioma tutto da dimostrare, perché dopo meno di dieci anni la Regione si trova a fare i conti con un sistema totalmente e colpevolmente fuori controllo: fino a fine 2022, giusto per fare un esempio, il dipartimento Salute nemmeno conosceva il numero preciso dei dipendenti delle società in-house (circa 6.600), e ha scoperto che il 51% degli assunti ha limitazioni (non è idoneo a determinate mansioni). È per questo che l’assessore Rocco Palese ha ordinato una revisione completa sia del modello organizzativo che dei bilanci, oltre che lo stop a tutte le nuove assunzioni senza l’ok preventivo da parte della Regione. I risultati di questo lavoro dovrebbero essere presentati a breve.