La storia

Brindisi, non ci sono centri estivi per un ragazzo con disabilità

Pierluigi Potì

La protesta di una mamma, che lotta contro burocrazia e tagli ai servizi. «Sarò costretta ad andare fuori città, ma è assurdo»

BRINDISI - La burocrazia e, soprattutto, i ripetuti tagli di risorse ai servizi sociali continuano a mietere vittime tra i genitori di ragazzi con disabilità che, chiuso l’anno scolastico, incontrano grosse difficoltà a reperire un centro estivo dove consentire al figlio di integrarsi e socializzare, permettendo loro di lavorare in tranquillità.

E’ il caso di Sabrina (che vive da sola con il figlio 17enne affetto da disabilità), da settimane alla vana ricerca di una struttura in grado di accogliere il suo Andrea (nome di fantasia): «C’è chi è pieno, chi non fa questo servizio e c’è chi lo faceva ma ora ha smesso perchè non ha i fondi necessari a garantire la presenza di una figura specifica, l’educatore. Negli anni scorsi, tanto per fare un esempio, c’era una coppia di privati che si occupava di simili progetti e anche loro hanno dovuto desistere per mancanza di risorse che, invece, prima erano concesse», racconta.

Sinora, dunque, solo porte chiuse in faccia: «Non mi era mai successo in passato - aggiunge -. Ho cercato in tutti i modi di risolvere il problema, anche rivolgendomi alle parrocchie, ma nessuno appare in grado di aiutarmi. Sarò costretta a rivolgermi al di fuori del territorio della mia città, con tutti i disagi che ciò può comportare, ma non esiterei a portarlo ogni giorno, anche per ragioni legate al lavoro, atteso che da quando è finita la scuola ho dovuto rinunciare, spero momentaneamente, a due giornate lavorative settimanali ed essendo sola non è una cosa che posso permettermi facilmente».

Al di là della necessità di avere il tempo per guadagnare il necessario, è anche una questione di natura sociale: «Da quando le lezioni sono finite - dichiara ancora Sabrina -, il mio ragazzo è molto irrequieto e non posso dargli tutti i torti. Faccio quello che posso per farlo stare bene, ma il centro estivo rappresenta un’occasione per tanti giovani come mio figlio per socializzare, per relazionarsi con gli altri e, soprattutto, per integrarsi. E non è, ho notato, solo una questione legata ai centri estivi: ad esempio, anche a scuola si potrebbe fare di più, magari con qualche laboratorio e/o attività particolari nelle ore pomeridiane in modo da consentire agli utenti di poter sviluppare le proprie capacità».

«Purtroppo, però - conclude - la burocrazia e i tagli ai servizi (pur così importanti) prevalgono su tutto, lasciando tanti genitori nelle condizioni di dover rivedere i propri piani e di farsi in quattro pur di far trascorrere ai propri figli una giornata in allegria».

Una vicenda che ha davvero del paradossale, laddove si penalizza chi più avrebbe bisogno di beneficiare di determinati servizi e invece si scontra con la dura realtà dei fatti.

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