L'allarme
Lupi in Valle d’Itria: sbranato un asinello e attaccati gli allevamenti
L’allevatore di «Peppe» lo ha pianto sui social, aggiungendo: «È il secondo attacco nella zona da parte di lupi, la settimana scorsa le pecore del vicino»
Continuano incessantemente gli attacchi dei lupi nelle campagne della Valle d’Itria. A denunciare l’accaduto gli allevatori dell’agro di Ostuni, Martina Franca e Ceglie Messapica, che hanno deciso di coalizzarsi in un movimento spontaneo per la loro difesa. L’ultimo episodio ha visto la lotta tra almeno due lupi ed un asinello che si è dovuto arrendere dopo una lunga e sofferta battaglia. Il passaggio dei lupi, documentato se pur in lontananza dalle telecamere di sorveglianza dell’abitazione nella quale l’asinello era diventato un componente della famiglia. I proprietari dell’immobile, infatti, avevano una coppia di asinelli ed un piccolo esemplare di Martina Franca. Il maschio ha lottato per salvare dell’attacco gli altri due membri della «famiglia» e resta il dolore dell’allevatore che ha salutato con un post su Facebook «Peppe» l’asino che aveva cresciuto negli ultimi sei anni: «Ho il cuore a pezzi – scrive Michelangelo Schiavone - questa notte il mio asino è stato sbranato sotto casa da un branco di lupi. Custodite al massimo i vostri animali – prosegue - in quanto ho trovato un grosso portone in ferro scardinato. È il secondo attacco nella zona da parte di lupi, la settimana scorsa le pecore del vicino. Spero che prendano provvedimenti seri - prosegue -, gli allevatori vogliono arginare il problema scegliendo la via della convivenza con questi animali che sono ormai una parte dell’ecosistema delle nostre zone».
Adesso gli allevatori che hanno già contattato l’assessore regionale all’agricoltura Donato Pentassuglia, vogliono che si rafforzino le misure di sicurezza rispetto agli allevamenti che restano un volano fondamentale dell’economia pugliese. Il Comitato delle contrade di Ostuni con un post sulla pagina social rilancia sull’argomento, dopo quanto accaduto lo scorso 7 giugno: «Gli ultimi episodi testimoniano la presenza di almeno due grossi lupi in Valle d’Itria, segnatamente in alcune contrade di Ostuni, ampiamente avvistati e già autori di episodi come quelli denunciati da diversi allevatori. Chiediamo alle Autorità di prendere atto del grave problema e di intervenire. Ricordiamo – concludono – che la zona è attraversata dalla ciclovia dell’Acquedotto, arteria frequentata da famiglie che la percorrono a piedi e in bicicletta, oltre a questo la zona è già frequentata da tanti turisti, sia occasionali che abituali». Dopo gli ultimi accadimenti, gli allevatori hanno deciso di mettersi insieme con un comitato per la tutela: «Noi non vogliamo altro che essere salvaguardati – affermano gli allevatori –. Vogliamo convivere con questo problema, ma la Regione ci deve mettere nelle condizioni di poter sopravvivere, la Puglia non è solo turismo ma è anche e soprattutto allevamento e agricoltura. Sono diversi ormai i video che documentano quello che è il problema e la carneficina che i lupi stanno facendo nella nostra zona».
Ci sono diverse tracce che documentano la presenza di lupi nel territorio della Valle d’Itria, da qui l’appello alla convivenza con i grandi animali selvatici: «La convivenza – sottolineano gli allevatori - è la strada maestra per risolvere ed arginare il problema. Abbiamo così decido di formare un movimento che ci tuteli: l’Unione Protezione Allevatori Pugliesi, molti di noi dopo questo tentativo dismetteranno il loro allevamento e non possiamo permetterci di perdere queste aziende storiche – ed è per questo che abbiamo deciso di coalizzarci in gruppo per far sentire la nostra voce». Tra le questioni sollevate quelle della sicurezza sia degli allevatori, sia delle proprie famiglie: «Noi abbiamo paura di andare di notte nelle nostre stalle – concludono – perché i lupi sono aggressivi. Per quanto riguarda i recinti delle aree di pascolo e le recinzioni, bisognerebbe rivedere le leggi regionali e dare degli incentivi seri agli imprenditori, perché oggi è difficile anche piantare un paletto in un muretto, figuriamoci recintare un terreno adibito a pascolo, con uno sforzo economico non indifferente per le tasche degli allevatori pugliesi».