l’intervista
Mangiare bene e aiutare il pianeta, da Ceglie Messapica l'agronomo Giordano: «Si può fare, vi dico come»
È a capo del gruppo di lavoro sulla biodiversità in Puglia
È agronomo, coltiva da quando era bambino e da anni, ormai, lotta contro la monotonia alimentare. Lui è Angelo Giordano, salvatore di semi antichi dall’estinzione, da alcuni giorni a capo del gruppo di lavoro sulla Biodiversità in Puglia, istituito dal Comitato Scientifico della Fondazione Dieta Mediterranea. Almeno 500 piante diverse – fra ortaggi, frutta, legumi – dimorano, a seconda della stagione, nel suo terreno a Ceglie Messapica.
Giordano, è considerato il custode della biodiversità. Come e perché ha deciso di intraprendere questa strada?
«Intanto, non sono l’unico ma per fortuna siamo in tanti e stiamo crescendo sempre di più in tutto il mondo e siamo in contatto grazie anche ai social. Chi fa una scelta del genere ha tanti motivi, io ad esempio, mi sono reso conto che non siamo liberi di scegliere e che la perdita di biodiversità e agro biodiversità è veramente enorme. Perdere colture significa perdere culture perché il cibo e i prodotti agricoli non sono solo un alimento ma, anche, valori sociali, collegati a tradizioni. Per evitare, quindi, la monocoltura della mente è necessario andare contro le monocolture agricole».
È davvero possibile mangiare bene e, allo stesso tempo, aiutare il nostro Pianeta? Qual è l’impatto ambientale dei nostri comportamenti alimentari sull’ambiente?
«L’impatto è drammatico, basta pensare agli allevamenti super intensivi ma, in generale, tutta la produzione industriale e quella che doveva essere la rivoluzione verde in ambito agricolo alla fine dei conti non è stata mai una rivoluzione. È possibile mangiare bene se adottiamo comportamenti consapevoli come mangiare prodotti stagionali, a km0, produzioni che derivano da modelli sostenibili e ce ne sono in agricoltura. Qualcuno potrebbe dire che è necessario produrre di più perché siamo in tanti, io dico che abbiamo bisogno di distribuire diversamente perché una buona parte della popolazione muore di fame, un’altra buona parte muore perché mangia troppo».
Quali sono gli obiettivi di questo tavolo tecnico sulla biodiversità legato alla Dieta Mediterranea?
«Diversi perché diversi sono gli attori che possono cooperare, collaborare e condividere esperienze di lavoro e dati. L’obiettivo comune e principale, però, è quello di divulgare, far conoscere, promuovere e valorizzare tutto quello che è biodiversità in particolare l’agro biodiversità collegata agli alimenti che riguardano la dieta mediterranea».
Come pensate di raggiungerli?
«Ci saranno delle tappe nelle quali, ovviamente, coinvolgeremo tutti perché tutto è collegato: ambiente, salute, territorio, cultura e colture».
Quali sono le principali barriere per un cambiamento concreto e duraturo nelle scelte alimentari delle persone?
« Viviamo la realtà come viviamo i social dove tutto deve essere consumato subito, velocemente, senza pensare a nulla. Quindi la prima cosa da fare è cambiare le abitudini alimentari partendo dai bambini fin dall’asilo che, a loro volta, possono orientare le scelte dei genitori, essere da modello».
Per salvare il pianeta dobbiamo, quindi, diventare tutti vegetariani o vegani?
«No, non è necessario anche perché questa scelta è mossa da motivi etici o salutistici. Semplicemente dobbiamo diventare tutti più consapevoli sul fatto che utilizzare determinati prodotti che derivano da un determinato processo vuol dire deturpare il Pianeta. Quando andiamo a comprare un prodotto e lo paghiamo molto poco vuol dire che qualcuno lo sta pagando al posto nostro».