IL CASO
Brindisi, uffici e ambulatori dell'Asl: cinque piani senza un bagno
L’«odissea» di un cittadino in via Dalmazia: «Servizi igienici tutti chiusi dal primo al quinto piano»
BRINDISI - Costretto a trattenerla fino al ritorno a casa, perché i bagni erano tutti chiusi per via di lavori in corso. «A.A.A.» bagno cercansi disperatamente nei locali della Asl di via Dalmazia. Una vera e propria «Odissea» quella vissuta ieri mattina da un brindisino che si era recato nella struttura per svolgere delle visite. E, colto dall’impellente bisogno fisiologico di orinare, ha iniziato a cercare un bagno. Non aveva idea di quanto di lì a poco gli si sarebbe palesato. La ricerca - ha segnalato alla Gazzetta - sarebbe iniziata dal quinto piano. Scattato il bisogno si è recato al bagno del piano in questione. E qui la prima disarmante scoperta: era chiuso per lavori. Ma l’uomo non si è perso d’animo pensando bene di portarsi al quarto nella speranza di poter riuscire a liberarsi.
L’idea poteva essere buona se non fosse stato che... anche il bagno al quarto piano era chiuso per lavori in corso. E allora, secondo l’antico adagio «riprova sarai più fortunato», l’ultrasessantenne ha tentato di rifarsi al terzo piano. Ma nulla. Anche in questo caso: bagno chiuso per lavori in corso. La sfida, così come lo sforzo di mettere a dura prova la resistenza della sua vescica, ha iniziato a farsi complicata. Ma come dice qualcuno «quando il gioco si fa duro... i duri iniziano a giocare». E con sempre maggiore motivazione l’utente del centro di via Dalmazia ha proseguito imperterrito nella ricerca di un bagno al piano sottostante. Arrivato al secondo, speranzoso e con la vescica sempre più gonfia, l’amara sorpresa. Il bagno del secondo piano è? ...Chiuso per lavori in corso.
Se è vero che la speranza è l’ultima a morire l’utente ci ha creduto fino in fondo. Ed è arrivato al primo. Il copione, tuttavia, non è cambiato. Bagno chiuso per lavori in corso. A quel punto al poveretto non è rimasto altro da fare che cercare di trattenere al meglio il bisogno e correre il più in fretta possibile a casa, nella speranza di riuscire ad arrivarci senza «danni collaterali» mettendo fine alla sua sofferenza. La domanda dopo questa disavventura è la seguente. Era proprio necessario chiudere tutti i bagni della struttura contemporaneamente? Anche che quelli riservati al personale erano debitamente chiusi a chiave non lasciando alternative all’utente se non quella di correre in fretta e in furia a casa. Si è tenuto conto che l’utenza della struttura è per la maggior parte composta da anziani che, vista l’età magari, ad un minimo di attenzione avrebbero anche diritto? E quanto durerà ancora questo disagio?