Rifiuti radioattivi

Brindisi, la Nato fa pulizie al poligono di tiro dell’Aeronautica militare

Marisa Ingrosso

A «Punta della Contessa» è in azione la società Nucleco (gruppo Sogin)

BRINDISI - Ordigni inesplosi e materiale radiotossico, la Nato fa pulizie al poligono di tiro a fuoco dell’Aeronautica militare che si trova a Punta della Contessa, nel Brindisino. Ad aggiudicarsi la gara (indetta nel 2016) è stata la Nucleco, società del Gruppo Sogin, leader in Italia nel campo dei servizi radiologici, nella gestione dei rifiuti radioattivi e nelle attività di decontaminazione e bonifica di impianti nucleari e siti industriali. Nucleco opera nelle centrali atomiche di Latina, Trino, Caorso, Garigliano, così come nell’impianto nucleare lucano Itrec e nel bubbone radiotossico dell’ex deposito di Statte (nel Tarantino). In pratica - a giudicare dai documenti che la stessa società ha diffuso, il 5 novembre 2020, in occasione della Fiera Ecomondo - l’unica bonifica in un’area ufficialmente non legata al ciclo nucleare è proprio quella del poligono brindisino.
Bombe da 25 libbre - Un’esatta indicazione di «cosa» c’è bisogno di bonificare in questo lembo di Puglia non è dato sapere. Qualche dato, però, lo fornisce Nucleco alla Fiera green di Ecomondo: proiettili calibro 12,7, proiettili calibro 20 e proiettili calibro 30 millimetri; razzi di addestramento da 2,75 pollici e bombe inerti da 25 libbre.
Nel poligono ci sono anche ordigni inesplosi. Quindi, nel 2017, entra in scena la società I.G. Service srl di Gragnano (Napoli) che si aggiudica il contratto per il solo servizio di «ricerca Uxo (ordigni esplosivi residuati bellici) presso il sito Nato “Punta della Contessa” di Brindisi». L’appalto, emerge dai documenti in possesso della «Gazzetta», è aggiudicato per 290mila euro (170mila per la bonifica di ordigni a terra e 120mila per gli ordigni in mare). Due anni fa, però, è stato necessario integrare quel contratto con altri 72.600 euro per «servizi aggiuntivi» di bonifica ordigni. Non sappiamo «quali» servizi aggiuntivi. Sappiamo però che la determina è del 5 marzo 2020 e che, meno di un mese dopo, la Capitaneria di Brindisi «sigilla» l’area. Con un’ordinanza, per tutto il 2020, nelle acque antistanti il poligono è vietata la balneazione, la navigazione, la sosta di navi e imbarcazioni in genere e «qualsiasi attività subacquea e di superficie e ogni altra connessa ai pubblici usi del mare».
Nel 2020 erano state recuperate «circa 70 tonnellate di materiale bellico» derivanti da anni di esercitazioni a fuoco nel poligono e anche dai bombardamenti della II Guerra mondiale.
Tolta ogni cosa, setacciati i terreni, separati i rifiuti in base a categorie omogenee, il cronoprogramma prevede il ripristino ambientale. Quest’anno dovrebbero finire i lavori. Abbiamo chiesto a Nucleco di conoscere a che punto sono ma, per ora, non abbiamo avuto risposte.
il poligono in «paradiso» - Non tutti sanno che i 60 ettari di poligono di Punta della Contessa (in esercizio fino al 2000) sono parte integrante di un’area naturalistica di enorme valore. Bene del Demanio pubblico militare, la proprietà è passata allo Stato italiano nel 2015. Il poligono è incastonato nel Sito di importanza comunitaria e Zona di protezione speciale (Sic/Zps) “Stagni e Saline di Punta della Contessa”. Sono numerose le specie marine animali e vegetali tutelate come le praterie di poseidonia, i fenicotteri, i rapaci, e tanti, tanti, animali «fragili» (la testuggine palustre, il rospo verde, il ramarro) e in via di estinzione. È un’area pregiata perché ci sono habitat ridotti a lumicino, come lagune costiere, steppe salate mediterranee, pascoli inondati mediterranei, dune mobili embrionali e dune mobili cordone. Zone umide caratterizzate da bacini costieri temporanei con substrato di limi e argille pleistoceniche che fanno da culla a una rara vegetazione di particolare valore naturalistico.
L’area Sic/Zps è interamente nel territorio del Parco naturale regionale “Salina di Punta della Contessa”, istituito dalla regione (L.R. n. 28 del 23 dicembre 2002).
È un nodo di interconnessione della rete ecologica, tra lembi di boschi residui (Bosco Tramazzone, Bosco S. Teresa) e altri lembi di Puglia tutelati (i Sic Rauccio, Foce canale Giancola, Torre Guaceto).
Un pezzo di paradiso che, si spera presto, tornerà fruibile.

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