buona sanità
Al «Perrino» curato un aneurisma aortico con trattamento innovativo
L’ospedale di Brindisi alla ribalta, per la prima volta in Europa, utilizzata endoprotesi giapponese
BRINDISI - Quando professionalità e innovazione viaggiano su “binari” paralleli tutto diventa più facile. Anche eseguire alla perfezione - per la prima volta in Europa - un trattamento di natura assai complessa ed articolata.
Teatro dell’ennesima prova di eccellenza sanitaria è l’ospedale “Perrino” di Brindisi, dove lo scorso 24 aprile è stata effettuata con successo un’operazione di elevato profilo, consistente nell’utilizzo di una endoprotesi Najuta (prima d’ora studiata e impiantata solo in Giappone) nel trattamento di un aneurisma dell’arco dell’aorta. L’intervento è stato eseguito dall’equipe medica diretta dal dott. Gabriele Maritati, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Vascolare, con l’assistenza anestesiologica coordinata dal direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione, dott. Franco Caputo.
Nel dettaglio, il paziente (il 74enne P.E.) era affetto da un aneurisma sacciforme asintomatico dell’arco dell’aorta di grandi dimensioni. L’operazione - a cui hanno assistito tre medici giapponesi, esperti nell’utilizzo di questa endoprotesi - è riuscita alla perfezione e il paziente è tornato in reparto dopo poche ore, facendo poi rientro a casa nel giro di qualche giorno.
Un primato che vale ad arricchire il “palmares” del “Perrino” e del quale se n’è data notizia solo ieri durante una conferenza stampa convocata presso la sede dell’Ordine dei Medici di Brindisi. Presenti il direttore generale dell’Asl locale, dott. Giuseppe Pasqualone, il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Brindisi, dott. Arturo Oliva, e lo stesso dott. Maritati, al quale è spettato il compito di illustrare l’intervento da lui effettuato.
«Per la prima volta - ha dichiarato il dott. Maritati - l’aneurisma dell’aorta è stato trattato con l’impianto di una protesi, assolutamente innovativa per la chirurgia vascolare. I benefici per il paziente sono notevoli, laddove il trattamento è del tutto efficace e sicuro e con invasività pressoché nulla. Al di là del gesto tecnico, ciò che mi preme evidenziare è il ruolo fondamentale, se non decisivo, che in questi casi assume la prevenzione. In caso di rottura dell’aorta, infatti, il decesso avviene nel 95% dei casi, trattandosi di una patologia asintomatica (che non dà, cioè, segnali). Al contrario - ha poi concluso - quando viene ricercata, i pazienti possono essere trattati con successo nel 95% delle ipotesi ed anche in relazione a casi assai complessi».
Come, del resto, è avvenuto lo scorso 24 aprile, grazie appunto ad un intervento che non ha precedenti in Europa.