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Trani, per la nuova sede aggiunta del Tribunale c’è il via libera ai lavori
Per la prima volta, dopo anni di rinvii, incertezze e passaggi tecnico-amministrativi, è possibile intravedere un orizzonte concreto
Per la prima volta, dopo anni di rinvii, incertezze e passaggi tecnico-amministrativi, è possibile intravedere un orizzonte concreto per la realizzazione della nuova sede aggiunta del Tribunale di Trani. L’Agenzia del Demanio ha ufficialmente aggiudicato i lavori di recupero, ampliamento e valorizzazione dell’immobile storico di Palazzo Carcano, destinato a diventare la futura sede degli uffici giudiziari. L’intervento è stato affidato alla società Costruzioni Barozzi di Altamura.
La determinazione conclude un percorso tecnico-amministrativo iniziato mesi fa e segna un passaggio decisivo verso l’apertura del cantiere. La verifica dei requisiti dell’impresa aggiudicataria ha dato esito positivo e il responsabile unico del procedimento ha chiuso gli ultimi adempimenti previsti dal Codice dei contratti. L’esclusione di un raggruppamento concorrente, Pessina Costruzioni - Mancusi, è stata confermata e la graduatoria è stata validata definitivamente.
PROGETTO DA QUASI 17 MILIONI L’intervento rientra in un progetto di rigenerazione urbana e valorizzazione culturale da 16,8 milioni di euro, con l’obiettivo di risolvere l’emergenza spazi del Tribunale e restituire alla città un bene storico recuperato e potenziato. La riqualificazione prevede ampliamenti strutturali, adeguamento sismico, attenzione alla sostenibilità, al risparmio energetico e, soprattutto, alla valorizzazione dell’area archeologica interna, che diventerà visitabile attraverso un camminamento sopraelevato trasparente, trasformando il complesso in un «tribunale-museo».
Il progetto ha attraversato diversi passaggi tecnici: valutazione ambientale, concorso di progettazione, ulteriori protocolli tra Ministero e Demanio, approvazioni urbanistiche e pareri vincolanti della Soprintendenza. La progettazione esecutiva è stata consegnata nell’agosto 2024 dal raggruppamento guidato da Sinergo e ha ottenuto tutti i pareri necessari, inclusi quelli dell’area archeologica e della Soprintendenza.
Palazzo Carcano, acquisito dal Comune nel 2001 e successivamente trasferito al Demanio per gli elevati costi di gestione, si sviluppa su 4500 metri quadrati coperti, distribuiti su tre livelli, oltre a spazi esterni e corte centrale. Il bando prevede 912 giorni di lavori, con avvio previsto nei primi mesi del 2026.
Con l’aggiudicazione dei lavori, la strada è ora tracciata: un intervento che unirà giustizia, cultura, sostenibilità e valorizzazione del patrimonio pubblico. Palazzo Carcano potrà finalmente tornare a essere un simbolo vivo della città, non solo per la funzione istituzionale, ma anche come spazio di memoria, legalità e identità storica.
PERCORSO INIZIATO NEL 2018 La vicenda è lunga e complessa. Tutto parte nel 2018, quando l’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando firmò a Trani il protocollo d’intesa fra Ministero, Tribunale e Comune che segnò il trasferimento dell’immobile al Demanio. Nei giorni scorsi a Trani, in occasione di un convegno sulla riforma della giustizia, Orlando ha ricordato quel passaggio: «Abbiamo iniziato un percorso che credo possa chiudersi positivamente, anche grazie alla forza istituzionale che questo territorio potrà esprimere. Palazzo Carcano rappresenta un punto di riferimento in grado di incidere davvero sul futuro della città e della sua giustizia».
«MINISTERO CAMBI MARCIA» A distanza di sei anni dal primo protocollo, il sindaco Amedeo Bottaro commenta così lo stato dell’opera: «Ormai dovrebbe essere imminente l’apertura del cantiere. Mi auguro che ora si possa procedere rapidamente e completare tutto nel minor tempo possibile».
Sull’emergenza spazi negli uffici giudiziari già attivi, il sindaco ha citato la questione dello sfratto del Tribunale del Lavoro e dell’Ufficio del Giudice di Pace da Palazzo Nigretti: «Abbiamo proposto varie soluzioni alternative, ma da Roma non è arrivata alcuna risposta. Siamo in seria difficoltà: senza un riscontro istituzionale non possiamo intervenire».