La processione
Pasqua, ecco la storia della Desolata di Canosa e del coro di donne velate
Presentato a Canosa di Puglia un libricino sulle origini
CANOSA - Sei paginette fitte di devozione. Un piccolo depliant in cui sono condensate le notizie sulla storia di uno dei momenti più intensi della settimana santa di Canosa di Puglia, centro del nord Barese, legato a doppio nodo alla Vergine che, fiaccata dal dolore, siede sorretta da un angelo dinanzi al sepolcro. La Desolata è la processione simbolo del sabato santo, quella in cui 400 donne velate di nero urlano un inno che racconta lo strazio di una mamma a cui è morto il figlio.
Ora, a definire l’origine antica del culto c'è un piccolo compendio in cui si legge che risale alla fine del Settecento quando, in un monastero dell’Agrigentino, le suore sostavano accanto alla Vergine dal tramonto del venerdì santo al giorno successivo. «Era un accompagnare la Madre di Dio, desolata dalla perdita dal figlio», è scritto nelle pagine in cui si spiega che a Canosa la devozione per la Desolata arriva grazie alla confraternita di San Gioacchino e della Salette che nel 1880 acquista la statua che, in processione va nell’anno successivo.
Allora fu anche istituito il coro e fu «un gesto rivoluzionario e profetico in quanto alle donne era proibito cantare in coro in una chiesa». Originariamente «era composto da 40 donne ispirato alla pratica delle Quarant'ore», continua il libricino in cui si evidenzia che fu scelto il sabato per la processione perché «non c'era spazio nel venerdì santo».
«La processione della Desolata è il sentimento della comunità verso Maria. È un appuntamento di devozione per chiunque sia nato a Canosa che torna il sabato santo per omaggiare Lei», ha detto a margine della presentazione don Carmine Catalano, parroco della chiesa in cui è conservato il simulacro.