Il caso
Barletta, olio di ricino per i dolori in gravidanza: il bimbo nasce morto. Inchiesta su un ginecologo
La donna accusava dolori da alcuni giorni. Il tracciato eseguito in ospedale: non c'è battito, il feto ha il cordone ombelicale intorno al collo
BARLETTA - Corre in ospedale in preda a dolori addominali, convinta che a breve avrebbe finalmente dato alla luce il suo bambino. Ma il momento che dovrebbe essere il più bello nella vita di una donna si è trasformato in un incubo per una giovane di Barletta, che purtroppo ha dato alla luce un bimbo senza vita. Una tragedia sulla quale è stata avviata un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Trani. I genitori del piccolo nato morto, infatti, hanno sporto denuncia per chiarire se ci siano state eventuali negligenze da parte del personale medico.
L’indagine, avviata dal pubblico ministero Marcello Catalano, è ancora nella sua fase iniziale. Un ginecologo dell’ospedale Dimiccoli di Barletta risulta al momento iscritto sul registro degli indagati come atto dovuto, per responsabilità colposa in ambito sanitario. Questa la ricostruzione dei fatti sulla scorta del racconto fornito dalla famiglia della donna. Inizi di agosto: la gestante, una giovane donna, è vicina al momento del parto. La gravidanza è andata avanti senza grossi problemi, oramai manca poco al completamento dei nove mesi.
Giovedì 8 agosto, però, la donna accusa inspiegabilmente dei dolori al basso ventre. Si rivolge subito al ginecologo che l’ha seguita durante tutto il periodo della gestazione. È preoccupata e chiede di essere visitata. Al termine del controllo lo specialista la tranquillizza, la rimanda a casa e le consiglia di assumere olio di ricino per agevolare il travaglio. La cura si rivela efficace perché attiva l'intestino che, a sua volta, per vicinanza stimola l'utero.
La paziente segue disciplinatamente le indicazioni del medico, ma i dolori restano, anzi aumentano. Cosa ancora più grave la ragazza ha la netta percezione che i movimenti del bambino nel suo ventre si siano fermati. La preoccupazione cresce, diventa paura. Così, è accompagnata dal marito in ospedale dove i medici decidono di eseguire sulla paziente una cardiotocografia, comunemente detta tracciato.
Si tratta, come è noto, di un esame diagnostico che ha due obiettivi principali: controllare il benessere del feto e, allo stesso tempo, le contrazioni dell’utero. Il responso dell’esame è terribile: il battito del bimbo non c’è più. I sanitari si rendono conto che il piccolo ha il cordone ombelicale stretto per due volte intorno al collo. È un evento comune, ma che non porta necessariamente alla morte. Non è chiaro infatti se questa circostanza sia stata determinante per il decesso.
Sarà la Procura di Trani, attraverso i suoi periti a risalire alle cause del decesso e ad individuare ipotetiche responsabilità, chiarendo se ci sia stata o meno negligenza da parte del personale sanitario nella gestione della paziente e del suo bambino. Un ginecologo, come già detto, è stato iscritto nel registro degli indagati per responsabilità colposa in ambito sanitario.
Si tratta di un atto dovuto, come sempre in questi casi, per consentire al professionista di partecipare a tutti gli accertamenti irripetibili con le garanzie previste dalla legge.
L’autopsia è già stata eseguita dal medico legale Biagio Solarino e dal ginecologo di Bari Francesco Pascazio. La famiglia ha nominato come propri consulenti il medico legale Giovanni Dell’Aquila e il ginecologo Michele Attolico mentre quelli dell’indagato sono il professor Francesco Introna e lo specialista Carlo Parisi. La consulenza sarà depositata fra almeno 90 giorni.