Il racconto
Trani, la casa è messa in vendita, famiglia sfrattata: storia di un dramma
Un’autentica corsa contro il tempo: non per morosità o turbative create dal nucleo familiare, solo la necessità del proprietario di venderla
TRANI - Lunedì 6 maggio: quasi un ultimatum per la signora Isabella, nome di fantasia che accostiamo ad una mamma disperata che, ancora oggi, non trova un’abitazione in fitto in cui vivere dignitosamente con la sua famiglia, che rischia di conseguenza una traumatica divisione.
Un’autentica corsa contro il tempo per risolvere un problema che - è bene chiarire subito sgombrando il campo da ogni equivoco - nasce non per morosità o turbative create da tale nucleo familiare. Infatti, all’origine di tutto, vi è solo la necessità del proprietario della casa, in cui finora Isabella e i suoi avevano vissuto, di porla in vendita.
Così, dopo un tira e molla, si sono trovati fuori di quella abitazione ed il Comune di Trani, attraverso la sua area dei servizi sociali, sta per il momento assicurando a queste quattro persone (genitori e due figli rispettivamente di 12 e 2 anni) l’alloggio in un bed and breakfast che è andato avanti per proroghe di 15 giorni in 15 giorni.
Ma l’ultima, appunto, scadrà il 6 maggio e, oltre quella data, la struttura ricettiva non è più disponibile né tanto meno ve ne sono altre. L’appello, a questo punto, è che qualcuno si faccia avanti ponendo a disposizione di questa famiglia una unità abitativa sfitta ed immediatamente disponibile.
Come detto, alla base del problema non vi sono questioni di morosità. Tuttavia, il capofamiglia ha una busta paga molto bassa e, per sbarcare il lunario, è costretto a svolgere anche lavori precari per arrotondare, mentre Isabella fa la badante. Così la famiglia è sempre andata avanti e non ha mai saltato il pagamento di un solo mese di affitto nei confronti della proprietà della vecchia casa. Ma ciò non è bastato e l’hanno dovuta lasciare.
Con una busta paga così bassa, però, mancano le garanzie di fondo per andare in fitto da qualche altra parte. Ed è proprio questo il problema, sebbene dall’Ufficio servizi sociali si apprenda che l’ente è disponibile a farsi carico di una caparra fino a 1.000 euro per agevolare l’ingresso in un nuovo immobile in locazione.
Quali, a questo punto, le soluzioni che si prospettano dopo la deadline del 6 maggio? La prima è che mamma e figli vadano in una casa famiglia, che però non potrebbe essere appannaggio anche di suo marito che a quel punto sarebbe avviato verso un dormitorio. La seconda è l’ospitalità assicurata da una prozia, che però a sua volta è disponibile a tenere in casa con sé solo moglie e figli. Di conseguenza, anche in questo caso, il marito dovrebbe trovare un’altra soluzione.
Ma Isabella vuole che l’intera famiglia resti unita e invoca comprensione, soccorso e generosità: «Siamo persone per bene e disponibili a qualsiasi sacrificio pur di restare insieme. Il nostro appello è che qualche persona di buon cuore si faccia avanti per tenere la nostra famiglia unita. I miei figli stanno vivendo una situazione di forte stress e disagio - fa sapere la donna -, sarebbe il caso di pensare anche ai miei piccoli e mi auguro che qualcuno davvero ci venga incontro».
La questione apre anche una ulteriore riflessione sulla sempre crescente diffidenza dei proprietari nello stipulare contratti di locazione con chicchessia: pochi si fidano degli interlocutori e men che meno delle garanzie offerte. E non appare un caso il fatto che oggi una città turistica come Trani, ma anche tante altre, abbondino di bed and breakfast e case vacanze, mentre anche presso le agenzie immobiliari è diventato sempre più complicato trovare appartamenti in locazione.
È un altro pessimo segnale di una precarietà sempre più diffusa, in cui davvero pochi sono in grado di programmarsi un presente e un futuro sereno con le proprie famiglie.