Il caso

Trani, finanziato il progetto per l’illuminazione dello stadio Nicola Lapi

Nico Aurora

Ancora nessuna certezza sui tempi per l’apertura alle gare ufficiali dell’impianto di via Superga

TRANI - Una notizia buona ed una cattiva per lo stadio da pochissimo ufficialmente intitolato a Nicola Lapi. La lieta novella è che l’amministrazione del sindaco Amedeo Bottaro non ha dimenticato l’iter di realizzazione delle quattro torri faro presso l’impianto sportivo di via Superga, da sempre privo di un impianto di illuminazione.

Il passo avanti sta nel fatto che il dirigente dell’Area lavori pubblici, Luigi Puzziferri, ha approvato il finanziamento dell’opera contraendo un mutuo con l’Istituto per il credito sportivo. La somma chiesta ed ottenuta è di 365.000 euro, e copre quasi totalmente l’intero investimento, che è di 413.000 euro. L’Ics ha autorizzato l’erogazione dei fondi in cambio di un pagamento rateale di 15 anni, con un tasso annuo applicato su finanziamento dell’1,75 per cento. Una clausola contenuta nell’accordo ci dice che il completamento dell’opera dovrà venire entro e non oltre cinque anni dalla data di primo svincolo del finanziamento stesso, circostanza che traccia un limite temporale sì, ma troppo morbido rispetto alla apparentemente ridotta complessità del progetto stesso.

I quattro impianti avranno altezza di 25 metri fuori terra e saranno predisposti per un futuro aumento dei proiettori, qualora fosse necessario aumentare i livelli di illuminamento per passaggio a categorie di gioco superiori: allo stato di partirà da sette prorettori per torre, e quindi 28 in totale.

Nel progetto la civica amministrazione aveva inserito anche interventi vari finalizzati al coinvolgimento della cittadinanza per lo sport. Si tratta, in particolare, delle seguenti attrezzature: ginnastica e attrezzistica, per un importo di 2753 euro; rugby, per 6325 euro; salto in lungo, 4100 euro. Il progetto complessivo, dunque, assume il già richiamato importo di 413.000 euro, di cui 400.000 per l’impianto di illuminazione ed i restanti 13.000 per i progetti integrativi. Purtroppo la gara per l’affidamento dell’incarico della progettazione esecutiva, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione nonché direzione lavori, emanata oltre un anno fa, era andata deserta: con il mutuo contratto, a questo punto, si va verso un affidamento diretto sotto soglia.

La notizia non confortante, invece, ci dice che non c’è ancora una data per il ritorno delle gare ufficiali al Nicola Lapi. Tutto resta sospeso dopo la clamorosa notizia, resa in consiglio comunale dall’assessore allo sport, Leo Amoruso, della contaminazione del rettangolo di gioco con diserbante, circostanza che ha determinato la denuncia contro ignoti da parte del Comune di Trani. Palazzo di Città attende una relazione dettagliata da parte di Arpa Puglia circa la consistenza della contaminazione ed i rischi che essa possa determinare sulla salute delle persone chiamate a giocare su quel campo. Infanto l’impresa esecutrice della semina sarebbe pronta con un nuovo intervento, ma resta nell’attesa del da farsi.

La questione sembra quasi fare il paio, sebbene sotto altri aspetti, con quanto accade nella confinante Barletta, all’interno del cui restaurato Lello Simeone il nuovo campo di gioco in sintetico presenta le linee laterali troppo ravvicinate rispetto ai lati corti dell’area di rigore. Il regolamento federale è molto chiaro sul punto, dichiarando intangibili le aree ed adattabili gli spazi confinanti. Tuttavia, così come accade anche al nuovo campo sportivo di corso Imbriani a Trani, di prossima intitolazione a Vincenzo Povia, pioniere del calcio in città, su un terreno di gioco di questo tipo sarà ci si potrà solo allenare e svolgervi eventualmente solo partite giovanili.

Davvero un peccato soprattutto per una città come Barletta, che a lungo aveva steso la resurrezione del Simeone ma probabilmente adesso si rende conto del fatto che la tracciatura di quel campo sarebbe stata più utile eventualmente per altre discipline sportive, piuttosto che per un calcio costretto semplicemente a fare delle sgambatelle. Così, tra fari attesi una vita, diserbanti versati come acqua potabile e linee fuori controllo, il calcio locale finisce ripetutamente in fuorigioco.

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