Criminalità
L’ombra dei clan si allunga minacciosa sul territorio della Bat
La relazione semestrale della Dia segnala il primato nazionale di Andria per i furti di autovetture oltre alla preoccupante situazione di presenze malavitose a Trani, Margherita e San Ferdinando
L’ultima parte della relazione sulla Bat delimita chiaramente le zone in cui operano i vari clan criminali.
«Nello scenario andriese - si legge - agirebbero ancora taluni elementi di spicco dell’ex clan Pastore - Campanale, mentre non viene segnalata, allo stato, l’operatività del gruppo Griner Capogna. In città l’unico sodalizio tuttora attivo nella sua struttura clanica e familistica rimane quello dei Pistillo - Pesce, contiguo agli Strisciuglio baresi.
Tuttora presenti, nel territorio andriese, le rapine in danno di autotrasportatori ed i furti di autovetture. Al riguardo viene ricordata l’operazione conclusa dalla Polizia di Stato nel semestre, i cui esiti hanno messo in luce un’organizzazione operante nei territori del Basso Tavoliere e della provincia Bat, caratterizzata da una precisa ripartizione di compiti tra i sodali, da una capillare conoscenza del territorio e da una vasta disponibilità di veicoli. Gli associati, durante l’esecuzione dei delitti, utilizzavano apparati ricetrasmittenti ed utenze telefoniche attivate a nome di soggetti inesistenti, mentre, con la complicità di taluni commercianti di Cerignola, provvedevano anche alla successiva ricettazione dei veicoli rubati. Sempre nel settore dei reati contro il patrimonio, si evidenzia la misura di prevenzione patrimoniale eseguita, il 6 dicembre 2022 dalla DIA, a carico di un locale pluripregiudicato privandolo di beni per un valore stimato di 1 milione e 900 mila euro».
A Trani le operazioni della magistratura avrebbero smantellato i sodalizi criminali dei Corda - Lomolino e dei Colangelo. «Nel comunque fluido contesto criminale - si legge ancora - sembrerebbe confermarsi la presenza del gruppo Fiore - Risoli, compagine satellite del clan Parisi di Bari, storiche figure dell’ex clan Anacondia potrebbero continuare ad esercitare una forte influenza soprattutto nel settore degli stupefacenti».
Per quanto riguarda Trinitapoli, invece, persisterebbe la datata contrapposizione tra i clan De Rosa - Miccoli - Buonarota e Gallone - Carbone già segnata dalla nota faida scaturita dall’omicidio dei due rispettivi boss, che porta il nome della cittadina ofantina, oggi attenuata dopo le operazioni Nemesi (2019) e Turn Over (2020) con le quali sono stati ridimensionati. Il clan De Rosa - Miccoli - Buonarota, sino a quel momento, aveva mantenuto il monopolio delle attività illecite, in primis spaccio di stupefacenti ed estorsioni, acquisendo così quella rilevante capacità finanziaria che gli aveva anche consentito di avviare rapporti con la malavita cerignolana e con la criminalità organizzata andriese.
A Margherita di Savoia, l’assenza di strutturate formazioni autoctone continua a esporre il territorio alle mire espansionistiche dei clan operanti nei centri limitrofi che lo considerano un obiettivo altamente remunerativo per la sua vocazione turistico-termale e per la presenza di esercizi commerciali e di strutture balneari e ricettive.
Nello scenario criminale di San Ferdinando di Puglia sembrerebbe ancora attivo un gruppo capeggiato da un elemento referente della malavita cerignolana per l’intera valle dell’Ofanto. Nella provincia non risultano stabili presenze di organizzazioni criminali straniere.
Sembrerebbero tuttavia emergere talune interazioni con compagini estere tra le quali spicca la «predominante» criminalità organizzata albanese nel settore del narcotraffico.
Numerosi in tutto il territorio i sequestri e i rinvenimenti di armi. In tale ambito, rilevano, tra le altre, le motivazioni contenute nella sentenza di primo grado emessa nell’ambito processo a carico di tre pubblici ufficiali arrestati il 13 maggio 2021 per aver trasportato e detenuto in una masseria di Andria un vero e proprio arsenale di armi ed esplosivi. Nelle motivazioni, il Gup ha ritenuto che la tipologia ed anche «l’inimmaginabile e spaventosa disponibilità di armi» sia prova dell’inserimento dei tre imputati «in circuiti delinquenziali, di criminalità organizzata anche transnazionale, sì da procurarsi agevolmente scorte di armi, comprese quelle da guerra e clandestine, da mercati e comunque contesti sicuramente illeciti».