Opere pubbliche
Il porto di Barletta soffocato dalla sabbia: «Chiarezza sul suo futuro»
L’ingegner Doronzo: «Si sono sempre adottate soluzioni tampone idonee soltanto per “corsi di sopravvivenza”»
BARLETTA - Nel giugno scorso nella sala rossa del castello di Barletta si è svolto il convegno “Quale futuro per il porto di Barletta?” articolatosi sui seguenti interventi: “Il futuro del porto di Barletta ha radici piantate nel passato”, “Attuale assetto del porto di Barletta” e “Prospettive future del porto di Barletta”». Esordisce così l’ingegnere navale Domenico Doronzo, già funzionario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, responsabile del Sevizio Escavazione Porti - Nucleo Operativo di Bari dal novembre 1998 al novembre 2022.
«L’occasione - prosegue - sembrava propizia perché il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale esplicitasse le modalità secondo cui stava risolvendo la problematica dell’insabbiamento del porto che da tempo immemorabile affligge la nostra portualità. La risoluzione dell’insabbiamento passerebbe dal compimento dei lavori prossimi futuri, strettamente connessi tra loro, riguardanti l’escavo del fondale e il prolungamento dei moli foranei così come previsto dal Documento di Pianificazione Strategica di Sistema elaborato nel 2019 dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale. Entrambi i lavori sono stati finanziati. Il primo dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile per l’importo di 19 milioni 916 mila euro (decreto del 17.8.2021: Riparto delle risorse del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese per la quota attribuita al settore portuale) e il secondo dalla regione Puglia per un importo di contributo provvisorio di € 5.323.192,41 (Asse VII - Azione 7.4 - POR Puglia FESR-FSE 2014-2020)».
L’ing. Doronzo aggiunge: «Tralasciando la questione del prolungamento dei moli foranei (non si comprende bene se siano più funzionali allo spostamento dei serbatoi di carburante dall’ingresso del porto alla testata del II molo di tramontana oppure per evitare “il cattivo regime della bocca del nostro porto per causa dei copiosi interramenti dovuti alle piene del fiume Ofanto, nonché delle correnti che si sviluppano da ponente verso levante, concorrendo così all’interramento della bocca del porto medesimo che attualmente è orientata verso ponente” come rilevato nel 1906 dalla Commissione per lo studio dei piani regolatori dei Porti d’Italia), la questione “escavo del fondale” pone alcuni interrogativi che richiedono risposte».
Ancora: «Il 13 febbraio 2023 è stato stipulato il contratto (REP. n. 817) per l'intervento di “Manutenzione dei fondali nei pressi dell'imboccatura del porto per il ripristino delle quote preesitenti nel porto di Barletta”. Secondo il progetto definitivo redatto nell’ottobre del 2021, il dragaggio manutentivo deve portare i fondali dell’imboccatura del Porto di Barletta ad una profondità di 8 metri rispetto al livello medio del mare locale. A questo punto chiedo: sulla base di quale documentazione è stato stabilito che la quota preesistente dei fondali nei pressi dell'imboccatura del porto di Barletta era a 8 metri? Perché limitare la profondità dei fondali nei pressi dell'imboccatura del porto a quella “preesistente” di 8,00 m e non alle profondità dei fondali (anche dell’imboccatura) determinata nel “Piano Regolatore del Porto” di 9,50 m vigente dal 1978?».
E poi: «Se i lavori di “Manutenzione dei fondali nei pressi dell'imboccatura del porto” consentirebbero l’accessibilità via mare al bacino portuale anche a navi con stazza di 10.000 tonnellate (articolo 2 del contratto REP. n. 817), per averne la giusta percezione, a quali dimensioni della nave corrisponde tale stazza? A esecuzione dei lavori di escavo per la “Manutenzione dei fondali nei pressi dell'imboccatura del porto” contrattualizzati, quali dimensioni massime in termini di lunghezza, larghezza e immersione/pescaggio potranno avere le navi che scaleranno il porto? Con le dimensioni massime delle navi sopra determinate, quali saranno le condizioni meteo ammissibili per scalare il porto? Le dimensioni massime delle navi consentite dopo la “Manutenzione dei fondali nei pressi dell'imboccatura del porto” saranno congruenti con le quote dei fondali prospicienti le banchine di accosto?».
Conclusione: «Per quanto tempo si prevede che gli operatori portuali (agenzie marittime, spedizionieri doganali, imprese portuali e concessionari) potranno beneficiare delle economie di scala conseguenti all’utilizzo di navi di maggiori dimensioni? Quali saranno le banchine di accosto per lo scalo di navi da crociera? Quali dimensioni massime avrebbero le navi se la quota batimetrica dei fondali fosse portata a 9,50 metri? Quali saranno le quote dei fondali che il Piano regolatore di sistema portuale in corso di elaborazione, e che sostituirà i vigenti piani regolatori portuali dei porti aderenti all’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale prevederà per il porto di Barletta? Si crede davvero nel futuro del porto di Barletta? A tale ultima domanda la mia triste previsione è quella di vedere un futuro incolore: per il porto di Barletta si sono sempre adottate soluzioni tampone idonee soltanto per “corsi di sopravvivenza”».