giudiziaria
Barletta, inchiesta sul lido «Suara beach»: chiesto il dissequestro
La difesa ha presentato ricorso innanzi al Tribunale del Riesame
BARLETTA - È stato depositato ricorso innanzi al Tribunale del Riesame di Trani per chiedere il dissequestro del Suara Beach, a cui la Guardia di Finanza ha apposto i sigilli il 26 luglio scorso, al culmine della stagione estiva.
A disporne la chiusura è stato il pubblico ministero Francesco Aiello, che nel decreto di sequestro contesta ai tre indagati di aver realizzato i lavori su suoli agricoli, in violazione di quanto previsto dagli strumenti urbanistici e in assenza dei relativi permessi a costruire. Accuse che al momento vengono contestate a Federica Piazzolla, 20 anni, socia e legale rappresentante della società Suara Beach; di suo padre, il geometra Francesco Piazzolla, 51 anni, responsabile della esecuzione delle opere e di Antonio Cannito, 37 anni, legale rappresentante della Group costruzioni srl, in qualità di esecutore materiale delle opere di recinzione dell’area.
Padre e figlia hanno chiesto tramite il loro difensore, l’avvocato Antonio La Scala, che venisse disposto un incidente probatorio, depositando in procura una perizia del proprio consulente, l’architetto Angelo Dibenedetto, che giunge a conclusioni diametralmente opposte rispetto all’ingegnere Michele Colella, consulente tecnico del pm.
La procura, infatti mette nero su bianco che le opere descritte nella Cila, e cioè "lo spianamento dei suoli con riporto di ghiaia, realizzando cinque aree con annessi impianti (parcheggio, sport, solarium, ristorazione ed eventi) siano state realizzate in assenza di permesso a costruire poiché sono da intendersi come "intervento di nuova costruzione….che comporti la trasformazione in via permanente di suolo inedificato" lo spianamento dei suoli con riporto di ghiaia realizzando cinque aree annessi impianti parcheggio sport solarium ristorazione ed event siano state realizzate in assenza permesso a costruire poich sono da intendersi come intervento nuova costruzione che comporti la trasformazione via permanente suolo inedificato. E invece – sostiene il consulente – la società aveva presentato istanza per «l'installazione di opere stagionali contingenti e temporanee", con successiva e immediata rimozione al cessare del periodo balneare e comunque entro un termine non superiore ai 120 giorni comprensivo dei tempi di allestimento e smontaggio». Insomma, la trasformazione territoriale non sarebbe permanente bensì temporanea.
Viene precisato poi come la recinzione dell’area, come delimitazione dell’area esterna del terreno, non comporta un’alterazione del fondo, poiché si tratta solo di semplici paletti infissi a secco. Pertanto, non si tratta di opere soggette a permesso di costruire, non comportando particolari trasformazioni di tipo urbanistico. Queste, in sintesi, le argomentazioni che finiranno al vaglio dei giudici del Riesame: vista la sospensione feriale, è plausibile ritenere che l’udienza non sarà fissata prima della fine di agosto. Con la diretta conseguenza che gran parte dei guadagni del periodo estivo sono comunque andati in fumo. L’attività, di fatto sospesa in seguito al sequestro, contava sull’impiego di ben 40 lavoratori.