Le dichiarazioni spontanee

Barletta, omicidio del barista Tupputi: l’imputato chiede scusa alla famiglia

Linda Cappello

Parla Pasquale Rutigliano: «Non sono un assassino. Avevo mirato verso il basso, non avevo intenzione di ucciderlo»

BARLETTA - «Non sono un assassino, ho sparato verso il basso. Non avevo intenzione di uccidere, non ricordo nulla, chiedo scusa alla famiglia».

Ha reso dichiarazioni spontanee venerdì scorso nell’aula della Corte d’Assise di Trani Pasquale Rutigliano, accusato di aver esploso tre colpi di pistola contro il barista Francesco Tupputi, morto l’11 aprile 2022 all’età di 43 anni.

La scorsa settimana si è aperto il dibattimento, che vede l’uomo imputato di omicidio volontario, aggravato dai futili motivi e detenzione e porto illegale di arma da fuoco. La Corte ha dato atto della regolare costituzione delle parti e ha ammesso le liste testimoniali: la pubblica accusa ha indicato come testi i poliziotti del commissariato di Barletta che hanno svolto le indagini ed i parenti della vittima.

L’omicidio risale al tardo pomeriggio dell’11 aprile. Rutigliano, che è sottoposto all’obbligo della sorveglianza speciale, entra nel bar “Morrison’s Revolution”, alla periferia di Barletta.

Chiede una birra, in quel momento al bancone è presente anche il suocero. Un banale pretesto - forse il fatto che la vittima avrebbe fatto alcune considerazioni in merito ad una sparatoria che lo aveva coinvolto - fa scattare la reazione del 32enne. Tira fuori una pistola calibro 9 ed esplode tre colpi: i proiettili raggiungono cuore e polmone, il barista muore sul colpo.

Le fasi dell’omicidio vengono riprese dalle telecamere di videosorveglianza interne al locale. Subito dopo l’omicidio Rutigliano si dà alla fuga a bordo di una bicicletta elettrica e telefona alle sorelle, le quali lo accompagnano in macchina a Trani. Nella notte si costituisce presso il commissariato, accompagnato dal suo legale, dicendo però soltanto di aver violato l’obbligo della sorveglianza speciale.

L’arma del delitto non è mai stata ritrovata. Sottoposto a fermo, Rutigliano nell’immediato si avvale della facoltà di non rispondere, salvo poi chiedere di essere interrogato successivamente.

Nel corso delle indagini la difesa chiede e ottiene che sull’imputato venga disposta una perizia psichiatrica, per accertare la sua capacità di intendere e di volere. Tanto perchè, a detta della difesa, Rutigliano avrebbe subito un trauma in seguito ad un agguato mortale al quale l’uomo era fortunatamente riuscito a sfuggire. Ma il professor Felice Carabellese ha stabilito che l’imputato era capace di intendere e di volere. La prossima udienza è fissata per il 9 giugno. 

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