La sentenza

Barletta, l'omicidio Cilli consumato in un «contesto ambientale omertoso»

Linda Cappello

Il cadavere del 24enne barlettano, scomparso il 15 gennaio del 2021, non è mai stato ritrovato ma i giudici non hanno dubbi

BARLETTA - Nell’omicidio di Michele Cilli è emersa la «collaborazione omertosa di un contesto ambientale che, alla luce dell’alto livello delinquenziale degli imputati, hanno sviato le indagini e reso sempre più difficoltose le indagini per timore di ritorsioni».

È quanto scrive il gup del Tribunale di Trani Ivan Barlafante nelle 174 pagine della sentenza con la quale sono stati condannati a diciotto anni e otto mesi Dario Sarcina, accusato di omicidio volontario, ed a cinque anni e otto mesi il suo presunto complice Cosimo Damiano Borracino, il quale rispondeva della sola ipotesi di soppressione di cadavere.

Sarcina - scrive ancora il gup - non ha agito con premeditazione. Ma «emerge senza ombra di dubbio che lo stesso abbia approfittato dell’incontro con il ragazzo nel locale, lo abbia con una scusa fatto allontanare dallo stesso, per condurlo di corsa per le strade di Barletta, presso il box di via Ofanto 6, in uso al fratello, e consumare la condotta in contestazione». «Insomma - si legge ancora - la mancata scoperta del corpo e delle modalità esecutive dell’omicidio qualificano in modo vieppiù negativo la condotta in contestazione a Sarcina, esaltandone la capacità criminosa, la freddezza nell’ideazione, la precisione nell’esecuzione, e infine l’efficacia nella soppressione del corpo».

Il cadavere del 24enne barlettano, scomparso il 15 gennaio del 2021, non è mai stato ritrovato. E proprio su questo punto la difesa ha cercato di insistere, per dimostrare l’innocenza dei propri assistiti. Così come l’assenza di un movente.

Ma il gup è stato di diverso avviso. Dalla lettura della sentenza emerge poi un’altra circostanza: che il giorno dopo la scomparsa di Cilli un tecnico specializzato è intervenuto nelle prime ore per sostituire l’hard disk delle telecamere di videosorveglianza del bar dove Cilli era stato visto l’ultima volta. «Un modo per ostacolare le indagini - ritiene il gup - ed eliminare in maniera definitiva importanti indizi a carico di sarcina che sarebbero senz’altro emersi dalla visione delle immagini registrate».

Infine è scritto nero su bianco che all’epoca della scomparsa Cilli «era dedito all’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, come si può evincere dal ritrovamento in un cassetto della sua camera da letto di un’agendina sulle quali erano annotati nomi e cifre riconducibili alla tipica “contabilità” nel traffico di stupefacenti».

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