calvario e resurrezione

Trani, azienda olearia: spezzata la tenaglia dei debiti

Nico Aurora

Il covid e poi la salvezza grazie al Codice sulle crisi d’impresa

TRANI - Il suo calvario, e quello della sua famiglia, inizia con i problemi finanziari dell’azienda olearia di cui era titolare. Sommerso dei debiti è costretto a chiuderla, si rimbocca le maniche e diventa dipendente di un’altra azienda. Poi però arriva il covid e, insieme con quello, il licenziamento suo e di sua moglie: così, a debiti si sommano altri debiti, si arriva ad una esposizione di 95.000 euro e la situazione appare quasi del tutto irrecuperabile.

In loro soccorso, però, è giunto il nuovo Codice della crisi di impresa, naturale sviluppo della legge più volgarmente conosciuta come «salva suicidi», sviluppato in armonia con le norme dell’Unione europea. E l’imprenditore di Trani, assistito dall’avvocato concittadino Floriana Baldino, è riuscito ad uscire dal vortice dei debiti in cui sembrava essere irrimediabilmente precipitato. Tutto questo grazie all’omologa, rilasciata in suo favore dalla dottoressa Giulia Stano, giudice fallimentare di Trani, del piano del consumatore proposto alla sua attenzione, con falcidia del 70 per cento del debito totale.

La famiglia aveva contratto diversi debiti con diverse finanziarie ma poi, a causa della crisi lavorativa ed alla chiusura dell’attività di impresa, non era più riuscita a fare fronte ai debiti contratti con i diversi istituti bancari. Avevano perso, per questo motivo, l’immobile di proprietà, ma tale sacrificio non li aveva liberati dal debito che, di fatto, era rimasto non onorato. Così avevano cercato di pagare i debiti facendo altri debiti, i cosiddetti mutui di liquidità, ma durante il covid i coniugi perdevano persino il lavoro, e questo non avrebbe più consentito di fare fronte ai debiti nel frattempo maturati.

Una storia comune, già sentita tantissime volte, ma con un lieto fine che, come in altri recenti casi, sta prendendo il sopravvento rispetto a scenari di rassegnazione e disperazione. I coniugi, seguiti dall’avvocato Angela Guglielmi, si rivolgevano presso il Tribunale di Trani per chiedere la nomina di un gestore della crisi di impresa. Il giudice nominava l’avvocato Baldino, la quale redigeva la sua relazione particolareggiata.

Dalla sua memoria emergevano due elementi centrali e sostanziali, che hanno segnato la svolta favorevole della vicenda a beneficio degli attori del procedimento: in primo luogo la responsabilità degli istituti di credito nel concedere il finanziamento ai coniugi; inoltre, e non di meno, il fatto che diversi crediti, nei confronti dello Stato, erano persino prescritti. Da qui il piano di ristrutturazione dei debiti sottoposto al giudice, ritenuto sostenibile per i coniugi, chiedendo inoltre che si desse atto delle due censure precedentemente richiamate.

Il giudice ha dato atto del fatto che «dalla relazione dell’avvocato Baldino si desume che i ricorrenti non hanno colposamente determinato la situazione di sovraindebitamento in cui versano, essendo stata causata soprattutto dal licenziamento dovuto alla crisi che ha seguito l’epidemia da covid e dalla conseguente riduzione della retribuzione percepita dal nuovo datore di lavoro. In conclusione, alla luce di quanto esposto, il sovraindebitamento finale è stato la conseguenza di eventi non prevedibili ex ante. Sussiste dunque, nel caso di specie, anche il requisito della meritevolezza.

Il giudice ha così accolto tutte le eccezioni sollevate, omologando il piano in favore dei coniugi, con falcidia tombale di tutti i debiti che rimarranno non pagati nella misura del 70 per cento. Risultato, rispetto ad un debito complessivo di 101.000 euro (comprensivo anche delle spese di istruttoria), ai due coniugi ne resta uno di 35.000.

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