Il ricordo
Canosa, una medaglia in onore di 53 innocenti
Morirono il 6 novembre del 1943 sotto le bombe naziste
CANOSA - Una medaglia per onorare e ricordare le oltre 53 vittime del tragico bombardamento avvenuto la sera del 6 novembre del 1943 ad opera dei nazisti. La richiesta sarà avanzata dall’amministrazione comunale ed è stata annunciata nella «Giornata della memoria» dal sindaco Vito Malcangio.
«A seguito del bombardamento del 6 novembre del 1943 la città di Canosa di Puglia dovette registrare numerose vittime civili e moltissimi feriti tra la popolazione - ha detto il sindaco - per tale evento, l’8 febbraio 2001, la Città è stata insignita della Medaglia di bronzo al merito civile, per le azioni poste in essere dai soccorritori e la solidarietà dell’intera popolazione nel prodigarsi in favore dei feriti e delle famiglie colpite dalle bombe. La medaglia non fa riferimento alle perdite, in termini di vite umane, che la Città ha dovuto subire a causa di quella spregevole azione compiuta dall’aviazione nazista nei confronti della cittadinanza inerme».
«Considerato - ha concluso il sindaco - che le 53 vittime del bombardamento restano, ad oggi, un puro dato statistico nelle cronache della storia, senza che se ne possa adeguatamente perpetuare il ricordo, come invece meriterebbero al pari delle vittime di altre e più note stragi operate dalle truppe tedesche in ritirata; urge colmare un grande vuoto, rappresentato dall'assenza di un preciso riconoscimento dell'estremo sacrificio dei 53 concittadini periti, come accaduto per altre città d'Italia, che si spera possa arrivare a 80 anni di distanza (1943-2023) dal tragico evento». «Per approfondire la storia della immane tragedia e inoltrare al Presidente della Repubblica Italiana la richiesta perché possa essere riconosciuta alla “Città di Canosa di Puglia la Medaglia d’oro in onore delle 53 innocenti vittime” - ha concluso il sindaco Malcangio -. ho chiesto ed ottenuto la preziosa collaborazione del giornalista Paolo Pinnelli, canosino, riconosciuto quale studioso e profondo conoscitore del tragico evento, che ha dato piena e gratuita disponibilità. Gli abbiamo chiesto di predisporre la documentazione dei tragici eventi relativi al bombardamento del 6 novembre del 1943 e alle 53 vittime civili».
«È un onore, oltre che un dovere da cittadino e canosino - ha commentato il giornalista Paolo Pinnelli - il ricordo di quella strage, un tempo avvolta da incomprensibili ma ormai diradati dubbi e misteri, svelati ricerche mie e del documentarista Francesco Morra, lo ha reso un episodio di straordinaria indifferenza storica e direi anche “politica”. Già perchè nessuno schieramento politico, dal Dopoguerra in poi, ha mostrato mai particolare attenzione a quell’evento, nonostante da quelle bombe siano stati uccisi tanti civili tra cui molti bambini e donne». «Strano, incomprensibile - conclude - ma soprattutto, ottant’anni dopo, non più accettabile. La medaglia per ricordare quelle vittime ed onorarle, potrebbe almeno lievemente lenire, anche nei loro parenti, che ho avuto modo di incontrare e intervistare in questi anni di ricerche, il dolore per quella ingiusta indifferenza».
Quel 6 novembre 1943 era in corso nei locali della ex GIL una festa danzante organizzato dal Royal Corps of Signals. Alle 21.15, alcuni spezzoni (sei-sette) furono sganciati da un aereo tedesco che volteggiò per due volte nei cieli, infierendo su una città che non era obiettivo strategico.
Ma perchè accadde? Il documentarista Francesco Morra, nel 2005, ritrovò e analizzò i documenti, a lungo secretati, che chiarirono che il bombardamento era stata una cosiddetta “azione di disturbo” nazista.
«Nel corso della notte tra il 6 e il 7 novembre 1943, la II Luftflotte, l’aviazione tedesca di stanza in Italia, lanciò una serie di “attacchi di disturbo”, incursioni aeree effettuate con singoli aeroplani, lungo le coste della Puglia e della Campania, allo scopo di creare allarme nelle popolazioni. La direttrice d’attacco sulla costa adriatica fu Termoli-Foggia-Bari e gli aerei colpirono diverse località campane, Foggia, Molfetta e Bari. Durante una di queste incursioni notturne fu colpita Canosa».
Ma perchè Canosa? «Favorirono lo sgancio di bombe su Canosa: il mancato rispetto da parte delle truppe inglesi delle norme sull’oscuramento e il mancato allarme della sirena. La linea del fronte distava quasi 150 km da Canosa e in questa situazione di relativa tranquillità, le truppe inglesi decisero di organizzare la festa danzante. Alle 21.15, le bombe. Nelle ore successive si recarono sul posto per effettuare delle indagini sia il prefetto di Bari, Giuseppe Li Voti che il tenente colonnello dei Carabinieri della stazione di Bari, Luigi Geronazzo e stabilirono che nel salone della ex GIL, requisito dagli inglesi, le finestre non erano state schermate per rispettare le norme sull’oscuramento: in pratica da questo salone illuminato a piena festa usciva molta luce visibile a distanza. Non solo: Canosa era città ad “oscuramento parziale”, per passare all’oscuramento totale nel caso di allarme antiaereo. Purtroppo però quell’allarme non giunse mai perchè la linea telegrafica non funzionava: era stata tranciata dai tedeschi nel periodo della loro breve ma drammatica occupazione e anche perchè la linea telegrafica risultava requisita dalle truppe alleate e non più nella disponibilità del sistema italiano di protezione antiaerea».
«Noi ci siamo salvati, eravamo in quattro a casa. Mio padre ci tirò fuori dalle macerie aiutandosi con attrezzi da lavoro perchè le porte era bloccate» ha raccontato al giornalista Pinnelli uno dei superstiti di quelle bombe, Savino Valentino, allora undicenne. «Mio padre mi ha estratto dalle rovine della nostra casa. Quella notte ho perso tutta la famiglia di mio zio Pasquale - ha ricordato - tra loro mio cugino, mio coetaneo con il quale condividevo le mie giornate. Ho ancora negli occhi le salme dei miei parenti, adagiate a terra e coperte da lenzuola. Tra questi una bellissima e giovane cugina di sedici anni e un’altra cugina di otto anni. Aveva tanti capelli biondi e lunghi: sembrava un angioletto, era lì a terra, sotto quel lenzuolo sporco».
Ricordi indelebili, intrisi di emozione e immancabili, ma sempre dignitose, lacrime di un dolore mai sopito.