Lo strano caso
Barletta, lavori con beffa al velodromo Simeone: la pista rischia di sparire
È lì che ha corso anche Fausto Coppi. Con i suoi 333,33 metri è l’unico impianto omologato in Puglia dalla Federazione ciclistica
BARLETTA - Almeno il titolo del progetto è chiaro: «Lavori di risanamento e ristrutturazione funzionale degli spazi creativi della struttura sportiva “Lello Simeone” al servizio delle associazioni sportive e delle scuole». È possibile leggerlo nelle deliberazioni e negli allegati tecnici del Comune. Esaminando i quali, però, si evince che del glorioso velodromo che ha visto sfrecciare anche Fausto Coppi rimarrà ben poco. Quasi nulla. Forse solo il simulacro a futura memoria e senza addentellato pratico chissà per quanti anni ancora. Se non per sempre.
Non contemplati - Si legge nella relazione tecnica illustrativa delle opere previste: «Si precisa che gli interventi di riqualificazione del velodromo non sono contemplati nell’incarico progettuale per il quale si sta operando. Saranno programmate successive azioni per effettuare la necessaria manutenzione straordinaria».
Già. Peccato che delle «successive azioni» non si intraveda al momento alcuna traccia. Anche quelle precedenti pare si siano perdute chissà dove. Proprio per tali ragioni, non si comprendono affatto i toni trionfalistici utilizzati da Palazzo di Città e dintorni circa la molto presunta «rinascita» del velodromo Simeone. Pure con immancabile e annessa stucchevole disputa sulla paternità dell’intervento. Va da sè, meritorio, secondo la generalità dei gestori della cosa pubblica, mentre continuiamo ad attendere che qualcuno prima o poi rivendichi anche il merito di aver spianato la strada della trasformazione degli uffici pubblici dell’ex palazzo Enel in viale Marconi in ottanta privati appartamenti.
La storia - Ma torniamo al fu velodromo Simeone. La sua costruzione fu avviata negli anni Venti del secolo scorso. Inaugurato poi nei Trenta, fu denominato «Littorio» e poi negli anni Cinquanta dedicato al dottor Lello Simeone, medico appassionato di sport, morto prematuramente nel 1949. Con i suoi 333,33 metri quella di Barletta è l’unica pista omologata dalla Federazione ciclistica in Puglia.
Il piano cantierizzato nei giorni scorsi è finanziato con fondi europei Por Fesr-Fse 2014-20 asse XII Sviluppo Urbano Sostenibile per 1 milione 830mila euro e cofinanziato dal Comune con 552mila 280 euro per un totale di poco più di 2 milioni 382mila euro. La conclusione dei lavori è prevista per il 2 luglio 2023.
La suddivisione - «L’area esistente - indica il progetto - è divisa sostanzialmente in tre zone differenti e autonome, con accessi separati. La scelta attuata è stata quella di eliminare tali delimitazioni, rendendola unica, al fine di interessare e coinvolgere anche la parte del quartiere cittadino che si affaccia su via Chieffi. L’intervento, così come progettato, è sicuramente più aderente agli obiettivi del finanziamento». Ancora. «Il progetto di riqualificazione si configura con una serie di lavorazioni che prevedono la riconfigurazione delle pertinenze per l’alloggio custode e relativi nuovi accessi; la rimozione di tutti i volumi esistenti non adeguati alle norme vigenti, la realizzazione di sottoservizi idrici e di scarico, la realizzazione di un impianto di pubblica illuminazione e la realizzazione del nuovo parco sportivo (comprensivo di aree attrezzate all’aperto, aree coperte, campo di calcio con supporto sintetico e relativi nuovi spogliatoi».
Basket e stay fit - Sono previste aree per il basket, jogging e roller con dedica a Pietro Mennea, cardio, workout, stay fit, verdi, relax, giardino delle essenze. E poi, «al fine di evitare interferenze tra le varie aree, con l’uso di cancellate di ripartizione e delimitazioni richieste dalle vigenti normative, lo spazio sportivo del calcio non prevede aree destinate allo stazionamenti del pubblico». È stato fatto presente alla «larga fascia della cittadinanza e delle scuole che reclamano a gran voce tramite le associazioni sportive e no presenti sul territorio - così riporta la relazione illustrativa dell’intervento - spazi ricreativi attrezzati per l’impiantistica sportiva e il tempo libero?».
La pista ciclistica, suo malgrado, farà la fine della linea di demarcazione tra le varie aree: «La presenza di un velodromo recintato tra il campo di calcio (in erba sintetica, ndr) e le aree workout -si legge ancora - garantisce una adeguata separazione tra le funzioni, nonché adeguata protezione».
Chissà i salti di gioia delle associazioni ciclistiche e degli appassionati che non vedranno più né inseguimenti su pista e neppure gare di velocità.
L’illuminazione fantasma - Ultime due chicche. Il capitolato speciale di appalto prevede la realizzazione di un impianto di illuminazione delle aree esterne «al fine di consentire l’utilizzo del parco sportivo anche nelle ore pomeridiane e serali, affinché gli utenti percepiscano la sensazione di sicurezza nell’utilizzo dello stesso, si pone come obiettivo fondamentale l’esigenza di illuminare completamente l’area». E poi: «Il progetto di illuminazione prevede l’installazione di corpi illuminanti nelle aree esterne al velodromo, proponendosi anche di dotare di corpi illuminanti tutto il percorso». Peccato che di quest’ultimo intervento nelle carte progettuali non via sia traccia. Come mai?
I fondi ignoti - Resta pure un mistero la sorte della richiesta di finanziamento di 700mila euro inviata dalla Giunta Cannito (primo mandato) il 19 agosto 2020 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Ufficio per lo Sport «per la rigenerazione e l’adeguamento del velodromo Lello Simeone» anche e soprattutto «per le importanti ricadute sul territorio a livello turistico e di attrattività sportiva».
Non se ne è saputo più nulla. Intanto il velodromo stesso fra qualche tempo rischia di appartenere soltanto all’album dei ricordi.