Crisi sanitaria

Bat: postazioni fisse del 118 a rischio

Nico Aurora e Maila Tritto

A Trani e Canosa parte la battaglia. La sindaca di Minervino, Maria Laura Mancini: «Sono rammaricata per la scarsa attenzione ai bisogni sociali del territorio». Convocato per martedì un tavolo tecnico

BARLETTA - C’è grande turbolenza nella sanità della Bat per la rivisitazione del servizio di emergenza urgenza 118, approvata dalla giunta regionale. Il governo Emiliano da una parte stanzia 1 milione di euro per incentivare i medici ad aderire alla «chiamata alle armi», dall’altra accorpa e taglia con la «sperimentazione» retroattiva dal primo agosto al 31 ottobre.

Ne farebbero le spese le postazioni fisse medicalizzate di Trani e Canosa che, secondo il prospetto allegato alla delibera, non sono mai state riconosciute come tali e, proprio alla luce di una netta riduzione del numero (nel nuovo piano scenderebbero in ogni caso da 45 a 35), si fermerebbero inviando gli stessi medici sulle postazioni mobili. Con riferimento a queste si creerebbero due macro zone sempre meno servite: fra Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando ci sarebbero soltanto un’auto medica e una India; fra Canosa, Minervino e Spinazzola una medicalizzata, una India e un’auto medica.

Davvero troppo poco per una provincia con ben quattro città turistiche costiere ed in piena estate. «Sono rammaricata per la scarsa attenzione ai bisogni sociali del territorio - afferma la sindaca di Minervino, Maria Laura Mancini - ai cittadini di Minervino non viene più garantita la presenza di un medico sull’ambulanza, il mancato rispetto dei livelli essenziali di assistenza».

Preoccupato anche il sindaco di Spinazzola, Michele Patruno: martedì il tavolo tecnico a Bari e nella Bat molti si augurano novità, quanto meno per tutelare lo status quo.

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