criminalità

Canosa, 50enne condannato per tentato omicidio: sparò per risolvere vecchie beghe del malaffare

Aldo Losito

I fatti risalgono al 18 maggio del 2020 e l'uomo (già noto alle forze dell'ordine) fu subito arrestato dalla polizia

CANOSA - Il Tribunale di Trani ha condannato per tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di pistola, Andrea D’Alessandro, 50 anni  canosino, già noto alle forze dell'ordine. I fatti risalgono al 18 maggio del 2020, quando gli operatori di polizia del commissariato di Canosa di Puglia erano intervenuti al punto di primo soccorso ove era stato ricoverato un uomo in grave condizioni, attinto da colpi d’arma da fuoco alle gambe.

Dalle indagini immediatamente attivate dalla polizia, con l’ausilio delle immagini acquisite dalla Polizia Scientifica, era stata fatta una prima ricostruzione dei fatti e della dinamica: alle ore 13 in piazza Umberto nella “zona del Castello” di Canosa la vittima si era incontrata con l’aggressore e dopo un breve diverbio quest’ultimo, aveva estratto l’arma e sparato tre colpi all’indirizzo dell’uomo. I riscontri immediati avevano permesso di dare sin da subito un nome all’uomo. Si trattava di Andrea D’Alessandro, già noto per precedenti reati in materia di armi e droga. Gli agenti si erano messi subito alla ricerca di D’Alessandro, che dopo un breve tentativo di fuga venne sottoposto a fermo su disposizione del pm di turno della Procura della Repubblica di Trani.

I successivi approfondimenti investigativi disposti dal pm titolare della indagini, dottor Giuseppe Francesco Aiello, e svolti dalla polizia giudiziaria in un contesto locale di forte omertà, consentirono di verificare che D’Alessandro aveva sparato tre colpi di cui uno ad altezza d’uomo, che non era andato a segno perché la vittima nel tentativo disperato di salvarsi, aveva sollevato il marsupio contenente della chiavi su cui l’ogiva aveva impattato deviandone la direzione. I successivi proiettili, invece, avevano raggiunto una gamba e l’altro era andato a vuoto. Le indagini permisero altresì di gettare luce sul movente: vecchie questioni tra due soggetti, che gravitano stabilmente nell’ambiente criminale canosino. Alla luce degli elementi raccolti, la Procura della Repubblica di Trani ha chiesto e ottenuto una sentenza di condanna per tentato omicidio che ha accolto in piena la ricostruzione compiuta dagli inquirenti.

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