L'incidente nel 2016
Strage treni, rinviata udienza al 4 luglio aspettando la Corte d'Appello
Discussa la richiesta di ricusazione dei giudici di Trani presentata da Ferrotramviaria. La Procura generale: «È infondata»
La Corte d’appello di Bari si è riservata sulla richiesta di ricusazione del collegio di giudici del Tribunale di Trani che deve pronunciarsi sull’incidente ferroviario del 12 luglio 2016. La camera di consiglio si è svolta a Bari, davanti alla quarta sezione penale (presidente Labellarte) che dovrebbe esprimersi entro qualche giorno.
Ieri era prevista anche una udienza davanti al Tribunale di Trani, che non si è però svolta. Il giudice Giulia Pavese l’ha rinviata al 4 luglio, con una ordinanza in cui si rilevava l’assenza dei difensori della Ferrotramviaria. Anche i tre giudici tranesi erano tra le parti citate per il procedimento in camera di consiglio davanti alla Corte d’appello, procedimento nato dall’istanza che l’azienda ferroviaria (avvocato Michele Laforgia) ha presentato all’inizio del mese. La procura generale di Bari, rappresentata dal sostituto Carmelo Rizzo, ha chiesto il rigetto della richiesta basata sul contenuto dell’ordinanza con cui il collegio del Tribunale di Trani ha ammesso la Regione Puglia quale responsabile civile nel procedimento per lo scontro avvenuto sulla tratta ferroviaria Andria-Corato causando 23 morti e 50 feriti.
Quell’ordinanza emessa il 7 maggio su richiesta delle parti civili è in contraddizione con quanto stabilì il giudice per l’udienza preliminare, secondo cui la Regione non ha alcuna competenza in materia di sicurezza ferroviaria (tra gli imputati non risultano infatti dipendenti o politici regionali). Ma il Tribunale è stato di avviso opposto, tanto da indurre la Regione a presentare una nuova richiesta di estromissione. Ma nel frattempo è arrivata l’istanza con cui Ferrotramviaria chiede di ricusare l’intero collegio, ritenendo che l’ordinanza costituisca «una «irrituale ed illegittima anticipazione del giudizio», perché mette nel mirino «eventuali profili di responsabilità della Regione Puglia, a titolo di culpa in eligendo e in vigilando» nei confronti «di un soggetto rivelatosi “inaffidabile”, nonostante i “pericolati”», ovvero Ferrotramviaria, che - secondo il collegio - a fronte degli incidenti sfiorati e mai segnalati di cui parlano le imputazioni (i «pericolati») avrebbe dovuto subire la revoca della concessione o una segnalazione al ministero delle Infrastrutture.
In tutto questo si innesta il tema del possibile conflitto di interessi di uno dei giudici del collegio, Paola Angela De Santis, cugina di primo grado di Enrico Castellano, una delle 23 vittime, e dunque parente anche di Daniela Castellano, rappresentante della associazione di parenti che aveva chiesto di potersi costituire contro la Regione. La presidente del collegio Pavese, delegata dal presidente del Tribunale di Trani, Antonio De Luce, aveva respinto la richiesta di astensione avanzata dalla collega De Santis rilevando che «il magistrato non ha dedotto rapporti di frequentazione abituale con i prossimi congiunti della vittima Castellano Enrico, né con la vittima in vita» e sottolineando come non fosse possibile «neppure in astratto» sospettare la De Santis di «compiacenza o parzialità». Tuttavia, secondo la difesa della Ferrotramviaria, la presenza nel collegio di un magistrato «legato da rapporto di parentela con una delle vittime e con alcune parti civili particolarmente ostili» all’azienda potrebbe minare la serenità del processo. Sarà la Corte d’appello, ora, a dover prendere una decisione