Tangenti sul petrolio in Val D'Agri

POTENZA - Il comandante dei Vigili del fuoco di Potenza, due dirigenti e un dipendente dell' Eni e il direttore tecnico di una società collegata alla compagnia petrolifera - impegnata in Val d' Agri nell' estrazione di petrolio - sono stati arrestati stamani dai Carabinieri con l' accusa di concorso in corruzione aggravata e continuata.
L' arresto dei cinque è giunto al termine di indagini, durate oltre un anno, coordinate dal pubblico ministero di Potenza, Henry John Woodcock, che ha chiesto l' emissione dell' ordinanza di custodia cautelare al giudice per le indagini preliminari, Rocco Pavese. Secondo l' accusa, per sveltire le pratiche che riguardavano l' Eni, il comandante dei vigili del fuoco avrebbe ottenuto favori e regali, attraverso il direttore tecnico della società collegata all' Eni.
L' inchiesta, però, è più ampia e coinvolge numerose altre persone: altri tecnici e diversi amministratori di Comuni della Val d' Agri.
Le persone che si trovano agli arresti domiciliari sono il comandante provinciale di Potenza dei Vigili del fuoco, Antonio Barone, di 52 anni; Luigino Lusuriello e Carlo Russo (di 42 e 43 anni), dirigenti dell' Eni; Roberta Angelini (43), dipendente della compagnia petrolifera; e Roberto Sini (52), direttore tecnico della Italfluid-Geoenergy, una società titolare di appalti dell' Eni.
Da quanto si è saputo, per favorire le pratiche dell' Eni, Barone avrebbe ricevuto in cambio dalla compagnia petrolifera soggiorni in alberghi di Ischia e Ravenna, pagati dalla Italfluid.
Secondo l' accusa, però, per le estrazioni di petrolio in Val d' Agri favori e pagamento di tangenti sarebbero una «regola»: nell' inchiesta, Woodcock ha ipotizzato nei confronti di dirigenti e dipendenti dell' Eni (alcuni dei quali arrestati oggi) l' accusa di associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica.
NEL "MIRINO" VACANZE DI LUSSO
Alcuni giorni di soggiorno in un «lussuoso complesso alberghiero» di Ischia e un pernottamento in un albergo di Ravenna, per tutta la famiglia: così alcuni dirigenti dell' Eni - attraverso una società collegata - hanno ricompensato il comandante provinciale di Potenza dei Vigili del fuoco, Antonio Barone, «funzionario prezzolato e al servizio» della compagnia petrolifera.
E' quanto emerge dall' inchiesta del pubblico ministero di Potenza, Henry John Woodcock, che stamani ha portato agli arresti domiciliari Barone, due dirigenti dell' Eni, una dipendente della compagnia e il direttore tecnico della Italfluid-Geoenergy, accusati di concorso in corruzione aggravata e continuata. Il soggiorno a Ischia e il pernottamento a Ravenna furono il prezzo pagato a Barone per aver agevolato pratiche dell' Eni relative alle estrazioni di petrolio in Val d' Agri: in sostanza, le pratiche dell' Eni erano tutte «urgenti» per decisione di Barone. In un' occasione, poi, fu sostituito un documento in un fascicolo, dopo che i progetti di un impianto erano stati realizzati in modo talmente difforme da non poter sfuggire ai controlli, anche i più distratti.
Barone, definito dal gip nell' ordinanza «un funzionario senza scrupoli», ha detto di aver restituito in contanti la spesa del soggiorno a Ischia. Secondo l' accusa, invece, dirigenti e dipendenti dell' Eni arrestati erano consapevoli dell' attività corruttiva in corso: pagarono il conto degli extra accumulati da Barone a Ischia e, nella richiesta del pernottamento in Emilia-Romagna, gli consigliarono un albergo di Ravenna convenzionato con l' Eni, anche se il funzionario - in viaggio per le vacanze in Trentino - avrebbe preferito una struttura a Rimini.

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