Il caso
Agricoltura, il 95% delle olive lucane è a rischio: colpa del caldo
Oprol: «La siccità rischia di bruciare anche la produzione di olio extravergine»
BASILICATA - Gli olivicoltori lucani sono terrorizzati. Il cambiamento climatico in atto, con una siccità che si fa di anno in anno più crudele, rischia di mandare completamente al tappeto la produzione di olive e dunque di olio extravergine di oliva. Piccole produzioni, quelle di evo lucano, ma di grandissimo pregio per un’economia che mai come in questa estate 2024 cede ai colpi del clima che muta.
Le stime del dramma arrivano da Oprol-Olivicoltori Lucani, sigla che parla addirittura di un -95% di olio evo prodotto. «Non solo è saltata la produzione nella sua totalità per la campagna di autunno ha detto il presidente di Oprol, Paolo Colonna - ma se perdurano le attuali condizioni climatiche, si metterà una pesante ipoteca sulla campagna 2025/26».
Non solo la totale assenza di piogge ma anche le alte temperature che non accennano a diminuire, complice l’anticiclone africano non a caso ribattezzato Caronte, secondo gli imprenditori determineranno un crollo del 95 per cento nella produzione di olio evo lucano. La richiesta prioritaria in questa fase di emergenza sarà «il riconoscimento dello stato di calamità, per il settore agricolo nel suo complesso e nello specifico per quello olivicolo». «Chiediamo politiche a sostegno della olivicoltura lucana - ha aggiunto - fatta non dai grandi numeri, di aziende familiari, ma da eccellenze legate ai territori».
Colonna, in particolare, ha ipotizzato «interventi di emergenza accompagnati da una visione condivisa con chiari obiettivi: aumento delle produzioni, ricambio generazionale, recupero delle aree interne, studi e ricerche». «Queste proposte - ha concluso - vanno condivise e sostenute da una politica regionale che dia supporti certi come l’equa distribuzione delle risorse idriche con tutto quello che comporta e una politica a sostegno di una manodopera che nella agricola da frutto non c’è più». E qui si aprirebbe un altro fronte drammatico dell’agricoltura in Basilicata, con la crescente difficoltà a reperire manodopera da impiegare nelle diverse campagne di raccolta ortofrutticola, ovviamente in maniera legale.
Nei giorni scorsi era stato Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimentare a ventilare che «sull’agricoltura incombe un totale collasso delle attività, soprattutto in alcune regioni, tra cui Basilicata, già colpite da un vistoso calo delle produzione, che per alcuni segmenti potrebbe raggiungere il 50-80% dei raccolti. Entro la metà del mese, infatti, si rischia di lasciare completamente a secco metà del Paese, con danni consistentissimi per il settore primario e con effetti a cascata sulla filiera industriale alimentare».
L’allarme d’altronde è quello lanciato dall’Anbi, l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica e irrigazione, all’inizio del mese, con un calcolo inquietante: per Ferragosto, nella perdurante assenza di pioggia, non sarà più possibile irrigare i campi. Facile profeta, l’Anbi: siamo nell’imminenza di Ferragosto e gli invasi sono sempre più vuoti. (red. pp)