Energia
Impianti off-shore, la Basilicata frena
All’esame dell’Ufficio risorse idriche 15 domande per il fotovoltaico negli . I laghi delle aree Ponte Fontanelle del Camastra, San Giuliano e Monte Cotugno sono già sottoposti a vincoli paesaggistici
La possibilità di produrre energia elettrica rinnovabile da impianti in acqua, trova nuovi interessi degli imprenditori. Il fotovoltaico galleggiante o flottante, può rispondere a una maggiore autonomia sul piano energetico, riducendo la dipendenza da Paesi stranieri. Oltre che una spinta per liberarsi delle fonti fossili e virare su quelle rinnovabili. Fin qui, tutti d’accordo. In Basilicata, però, c’è chi chiede un attimo di “riflessione” dopo che l’Ufficio risorse idriche della Regione ha pubblicato gli avvisi di 15 istanze “inerenti la concessione di aree demaniali del ramo idrico a società energetiche per l’insediamento di impianti fotovoltaici galleggianti su una serie di invasi lucani”. Così si legge in un documento sottoscritto una ventina tra associazioni e organismi, non prettamente di natura ambientalistica, ma diversi altri sostengono l’iniziativa. Si legge che “dette istanze (per quanto di “sola” concessione) e le relative procedure di cui agli avvisi pubblicati dalla Regione sono da ritenersi improcedibili, in quanto espressamente finalizzati all’insediamento di tali impianti che invece sono interdetti sulle aree medesime”.
«Contestiamo innanzitutto il metodo adottato», dice Vincenzo Cripezzi, coordinatore dei sodalizi promotori dell’articolato documento, di cui è destinataria la Direzione generale Ambiente, Territorio, Energia della Regione. Ma che è stato “girato” pure al Consorzio di Bonifica della Basilicata e alla Protezione civile lucana oltre alle Amministrazioni comunali di Castelmezzano, Trivigno, Anzi, Matera Miglionico, Grottole e Senise, nei cui territori si trovano importanti invasi idrici.
«Con tutte le nostre associazioni, si afferma che la procedura adottata dalla Regione non avrebbe senso – continua Cripezzi –. Non è ammissibile che vengano attivate, seppur per semplice concessione demaniale, procedure burocratiche che assorbono anche tempo e energie alla Pubblica amministrazione. E poi, sono anche pericolose, perché non sappiamo dove possono portare».
Nello specifico dei siti oggetto di istanza di concessione di alcuni specchi d’acqua del demanio statale per l’istallazione degli impianti, «per quanto è dato conoscere», risulterebbero «in aree non idonee» quanto meno gli invasi dei laghi di Ponte Fontanelle del Camastra (vincolo paesaggistico/area di notevole interesse pubblico, Area protetta, Iba), San Giuliano (vincolo paesaggistico/area di notevole interesse pubblico, Area protetta, ZSC, ZPS, zona Ramsar), di Monte Cotugno (vincolo paesaggistico/area di notevole interesse pubblico, Area protetta, IBA, ZPS).
«Quindi, con tutti questi elementi, le istanze sono di fatto improcedibili e la Regione dovrebbe andare subito in autotutela – afferma Cripezzi –. Cioè l’Amministrazione di fronte a problema e per non incorrere in procedimenti inutili o inopportuni o illegittimi, se vogliamo, di sua iniziativa sospenda questi procedimenti, li rivaluti e determini una non procedibilità delle istanze. Dunque, noi richiediamo espressamente di procedere alla revisione e annullamento in autotutela delle procedure, oltre a fare anche una richiesta di accesso a informazioni di carattere ambientale».
E si domanda, altresì, che ci sia «più concertazione e trasparenza per situazioni così importanti che, con troppa disinvoltura, non possono essere lasciate nell’angolino del sito web istituzionale con l’avviso e basta. Devono essere messi a conoscenza tutti gli altri Enti che sono deputati al governo o alla gestione dei siti. E, poi, la collettività in quanto si tratta di aree che rivestono un interesse collettivo. Poi si pensi pure a eventuali interessi dei privati». Come quelli degli imprenditori che puntano a realizzare gli impianti fotovoltaici galleggianti sul territorio lucano.