L'inchiesta
Disastro ambientale, sequestrata l'area industriale di Tito Scalo VIDEO INTERVISTA
Al centro dell'inchiesta l' ex Daramic . Il procuratore Francesco Curcio, ipotizza «riflessi sulla salute pubblica».
POTENZA - Disastro ambientale nell'area industriale di Tito scalo. Pur essendo sito di interesse nazionale dal 2004 - dopo l'autodenuncia dell'ex Daramic, azienda che produceva componenti per le batterie - i lavori di bonifica non sono mai partiti e nel frattempo l'inquinamento è aumentato a dismisura con fusti interrati e scarti in superficie.
L’intera area è stata posto sotto sequestro probatorio dalla Procura della Repubblica di Potenza che ha ipotizzato proprio il reato di disastro ambientale. AI sopralluoghi effettuati nelle zone limitrofe hanno rilevato valori di trielina, componente ritenuto altamente cancerogeno, 270mila volte superiore rispetto ai limiti di legge.
Il materiale cancerogeno è finito anche nel torrente Tora, il principale affluente del fiume Basento. Sull'eventualità di persone indagate il procuratore Francesco Curcio non ha voluto rispondere ma ha sostenuto che la vicenda potrebbe avere «riflessi sulla salute pubblica» e ha definito «inquietanti» i fenomeni di inquinamento registrati a distanza di molti anni dalla chiusura, nel 2008, della fabbrica, dove si producevano separatori per batterie.
«In generale, nel torrente Tora - un affluente del fiume Basento, che attraversa la città di Potenza - il valore di trielina «è superiore - ha specificato il magistrato - di 70-80 volte a quelli consentiti dalla legge. Siamo stati costretti - ha aggiunto Curcio - a porre sotto sequestro probatorio un’area dove l’inquinamento sarebbe dovuto essere sotto controllo. Questa situazione è emersa anni e anni fa: ora ci troviamo non al punto di partenza, ma in una situazione peggiore di quella del punto di partenza perché, nonostante siano state messe in atto alcune operazioni di contrasto, l’inquinamento non si è interrotto».
Le indagini riguardano anche la presenza di alcuni fusti interrati. Il procuratore ha infine chiesto «la massima cooperazione istituzionale da parte di chi di dovere per l'individuazione e il recupero dei rifiuti pericolosi che sono rimasti lì per anni, e per un’efficace azione di trasporto e smaltimento».
Attualmente sono in corso indagini per risalire all'origine dell'inquinamento. Lo stabilimento fa parte di un sito di interesse nazionale del Ministero dell’Ambiente.