Transizione ecologica

Duemila richieste in due mesi, in Basilicata i non-metanizzati si fanno largo

Gianluigi De Vito

Il bando dei contributi per gli impianti green sbanca: 12milioni l’importo finora prenotato

POTENZA - E se i calimeri senza metano si trasformassero in principi azzurri riscaldati gratis dal sole? Beh, racconteremmo una favola. Che, come tutte, registra un cambio di passo.

La favola «energetica» dei disagiati che diventano agiati sta diventando realtà in Basilicata, a giudicare dai numeri forniti dalla Regione, a proposito di un’iniziativa che s’inserisce nel processo di transizione energetica.

Al 16 febbraio 2023 - fa sapere l’assessore regionale all’Ambiente, Cosimo Latronico, sono state quasi duemila (1966) le istanze presentate per prenotare «i contributi a fondo perduto per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili a servizio delle unità abitative non allacciate alla rete metano». Detta così, la cosa sembra dire poco, ma va considerato che quelle 1966 richieste di famiglie corrispondono a un importo complessivo di quasi 12milioni di euro (di cui, circa tre milioni in provincia di Matera e nove milioni in provincia di Potenza). E questo in soli due mesi, dall’apertura del bando. Il che vuol dire che, in proiezione, «le risorse disponibili saranno del tutto prenotate ancora prima della scadenza del bando, prevista per il 31 dicembre». Il salvadanaio si svuoterà prima del previsto.

Tutti felici e contenti? Quasi tutti, perché c’è una fronda ecologista, incarnata da «Movimento No Triv- Liberiamo le terre dalla trivelle», che legge tra le righe delle politiche green della giunta Bardi e di quelle degli ultimi trent’anni. E parla di una «filosofia» di «schiavizzazione energetica ai bisogni anti recessivi dei governi centrali». Ridotto all’osso, il ragionamento dei No Triv è questo: nelle stanze romane si sta definendo «una procedura abilitativa semplificata per la realizzazione di impianti fotovoltaici di potenza fino a 50 mw e si prevede un impegno a cedere al Gestore dei servizi energetici per almeno 15 anni l’energia prodotta» (racconta Masi); in forza di questo il presidente della Regione Vito Bardi «chiede al governo che una quota dell’energia elettrica prodotta sul territorio lucano venga riconosciuta sotto forma di compensazione ambientale, così come avviene per quelle derivanti dalle estrazioni delle concessioni minerarie, risorse che hanno poi garantito l’erogazione del gas gratis a tutti i lucani». Ragiona il portavoce del coordinamento No Triv Basilicata: «Siginifica andare a un raddoppio degli automatismi delle royalty». Cosa c’è di male? C’è per Masi che «verrebbe annullata definitivamente la funzione consultiva e partecipativa dei territori, schiacciando il territorio lucano, nella divisione produttiva regionale, al ruolo di hub energetico nella strategia dell’hub nazionale». Da qui «la schiavizzazione energetica» avviata trent’anni fa e dai governi regionali di altri colori che ha «fatto del regime estrattivo di idrocarburi liquidi e gassosi il perno delle politiche di subordinazione della Basilicata alle mire fiscali, in funzione antirecessiva dei governi centrali». Insomma, la politica della mitigazione del danno (i ristori attraverso i soldi delle royalty) prenderebbe il sopravvento. Ma questo è un punto di vista di parte, peraltro non condiviso dagli ambientalisti che sostengono che la transizione ecologica vada fatta, con regole e criteri, qui, ora e subito.

Dibattito a parte c’è la cronaca dei fatti. Che registra appunto un passo in avanti nelle misure per l’autosufficienza energetica. E il bando per le famiglie che abitano in strutture non raggiunte dal metano, lo dimostra.

«Abbiamo fatto investimenti significativi, circa 90 milioni di euro per i prossimi anni. Valuteremo attentamente le osservazioni e le richieste che ci giungeranno dagli stakeholder. Questo avviso, di pari passo con il bonus gas, ci aiuterà a costruire un’azione di sistema verso la transizione ecologica con risultati importati per le famiglie e l’ambiente», marca il punto latronico. I 90milioni derivano dalla quota parte accantonata grazie ai ristori: le multinazioni dell’Oil & Gas, cedono alla Regione 200milioni del miliardo di metri cubi estratti. Quei 200 milioni vengono utilizzati e monetizzati in buona parte per garantire il gas gratis, ma anche per finanziare i contributi a fondo perduito per l’instalalzione di impianti da fonti rinnovabili appunto per chi non è allacciato al metano. Piaccia o no, «schiavizzazione» o meno, ma la misura va a passo lesto: sono solo sette su cento in provincia di Potenza e cinque su 35 in provincia di Matera, i Comuni dai quali non sono arrivate richieste d’impianti green. E sono molti i Comuni nei quali le prenotazioni del fondo raggiungono un importo superiorie ai 7mila e 500 euro.

Si tratta di borghi piccoli sia del Potentino sia del Materano, borghi dove riscarldarsi non sarà più una dannazione. Il che renderà meno rigido l’inverno. Anche demografico.

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