solidarietà
Dall'Ucraina in Puglia per un Natale di pace: bambini in fuga dai bombardamenti russi accolti a Bari
All’aeroporto sono sbarcati 29 bambini che sono stati affidati ad altrettante famiglie pugliesi nelle varie province. Ad organizzare tutto è il Gruppo di accoglienza bambini bisognosi (Gabb)
Un Natale all’insegna della generosità. Quella vera. All’aeroporto di Bari sono sbarcati 29 bambini ucraini che sono stati affidati ad altrettante famiglie pugliesi nelle varie province. Ad organizzare tutto è il Gruppo di accoglienza bambini bisognosi (Gabb), associazione con sede a Modugno. «Lo scorso inverno siamo stati costretti a nasconderli, non ho vergogna a confessarlo – il racconto del presidente della onlus, Francesco Bia - all’interno di ambulanze perché in quel momento c’era un massiccio bombardamento. Devo ringraziare i militari ucraini che ci diedero questa possibilità. Quando faccio videochiamate con gli ucraini vedo spesso fumo all’interno dei loro uffici e i racconti di questi bambini sono sconcertanti. Solo così ci si rende conto di quel che significa la parola guerra».
Una iniziativa che si ripete ogni anno da lungo tempo. Giungono infatti ogni anno in estate per due mesi e ancora per le vacanze natalizie trattenendosi per circa un mese. L’iniziativa si realizza grazie ad una condivisione con prefettura e questura di Bari. Il consigliere comunale Michelangelo Cavone ha accolto gli ucraini in aeroporto con l’amministrazione comunale di Modugno. «Il sindaco Vito Leccese mi ha chiesto di accoglierli in forma istituzionale – dice Cavone - lì c’è stata una cerimonia con la consegna dei bambini alle famiglie». Bia ci spiega i dettagli. I bambini sono partiti il 18 dicembre, scortati dall’esercito ucraino per uscire dalla zona rossa di Micopol dove nemmeno i volontari possono accedere. Poi sono stati presi in consegna dalla Fondazione dopo 150 chilometri. Hanno percorso 900 chilometri fino a Leopoli dove hanno pernottato, quindi in treno hanno raggiunto Varsavia e dopo qualche ora il volo verso Bari. Il Gabb è un’organizzazione di volontariato che dal 1997 ha offerto la possibilità ad oltre 12mila bambini bielorussi che vivevano nell’area della catastrofe della centrale nucleare di Chernobyl di partecipare a progetti di recupero fisico e psicologico. «Il nostro compito era quello di accoglierli e inserirli all’interno delle famiglie». Centinaia di bambini bielorussi sono infatti stati adottati nel corso degli anni dalle famiglie pugliesi. Questa attività è proseguita fino al periodo del Covid. Nel 2020, le sanzioni Ue contro il regime di Lukashenko dopo le elezioni contestate e il mancato riconoscimento da parte europea del regime bielorusso. Per questo motivo, fu bloccato l’arrivo di altri minori. Il conflitto in Ucraina ha moltiplicato gli intoppi burocratici in Bielorussia. «A quel punto l’ambasciata ucraina a Roma propose all’associazione di avviare un percorso finalizzato all’ospitalità dei bambini ucraini. Quindi, l’iniziativa si è strutturata e sono giunti bambini dalla cosiddetta zona rossa ossia da Micopol teatro ancora oggi di violenti bombardamenti». Le autorità ucraine hanno concesso il visto solo a 29 bambini (i loro genitori o sono morti nel conflitto o vivono nei bunker sotterranei) che rimarranno qui fino al 23 gennaio, presso famiglie socie dell’associazione. «Sono state preparate sul piano pratico e anche psicologico. Infatti è riservato loro un corso di formazione. Quando ottengono determinati requisiti, i bambini sono dati in affidamento», spiega Bia. «Hanno una età compresa fra 8 e 12 anni. Hanno una voglia straordinaria di vivere pur avendo lasciato a migliaia di chilometri le loro famiglie. Hanno voglia di sorridere. Il Comune di Bari ci ha offerto la possibilità di approfondire il progetto collaborando con alcune città ucraine e realizzando un gemellaggio. Il comune di Modugno ci sostiene da anni».