Il caso
Tangenti all’Asl di Bari, all’impiegata Sciannimanico restituita gran parte delle borse di lusso sequestrate in casa
Cinque anni per gli ingegneri Nicola Sansolini e Nicola Iacobellis. Raffica di patteggiamenti
Nella Asl di Bari c’era una banda di tangentisti guidata da due ingegneri che faceva vincere gli appalti alle imprese amiche in cambio di soldi e regali. Lo ha sancito la sentenza con cui ieri il gup Isabella Valeria Valenzi ha accolto le richieste di patteggiamento a 5 anni per Nicola Sansolini e Nicola Iacobellis, gli ex ingegneri finiti in carcere a novembre 2024 e tuttora ai domiciliari, incastrati da video e intercettazioni inequivocabili. E infatti sono otto su 10 gli imputati che hanno patteggiato, mentre gli altri hanno scelto l’abbreviato.
Si tratta dell’imprenditore Giuseppe Rucci (difeso da Massimo Chiusolo), condannato a 3 anni, e di «lady Asl» Conny Sciannimanico, l’impiegata finita in carcere lo scorso anno, condannata a 4 anni e 8 mesi: per lei, ieri, la pm Savina Toscani aveva chiesto di rivedere al rialzo di un anno la richiesta iniziale. Pur confermando la sua partecipazione all’associazione a delinquere, il gup ha però escluso la qualifica di promotore e organizzatore contestata alla geometra Sciannimanico (che prima di essere arrestata si stava laureando alla Pegaso), riconoscendo uno solo dei reati fine. Il giudice ha restituito alla Sciannimanico la gran parte delle borse di lusso sequestrate in casa durante le perquisizioni: la difesa (avvocato Gaetano Sassanelli) ha dimostrato che quegli acquisti erano compatibili con il reddito familiare. La confisca colpisce solo la borsa di Vuitton che la Sciannimanico ha ottenuto dall’imprenditore Giovanni Crisanti (3 anni e 8 mesi patteggiati in detenzione domiciliare, avvocato Cristian Di Giusto) su richiesta di Iacobellis. Per tutti i dipendenti Asl scatta l’interdizione dai pubblici uffici e l’estinzione del rapporto di lavoro (Sansolini è già in pensione) oltre che la condanna al risarcimento dei danni.
Il procuratore Roberto Rossi e la pm Toscani contestavano a vario titolo l’associazione per delinquere finalizzata a corruzione, turbativa d’asta, falso e illecito subappalto. In cambio di appalti e perizie di variante i tre dipendenti Asl avrebbero chiesto e ottenuto soldi, regali (borse e gioielli firmati) e anche ristrutturazioni dei propri immobili. Le perquisizioni della Finanza hanno consentito di ritrovare oltre 400mila euro in contanti, ma alla fine gli imputati hanno ammesso di aver preso molto di più.
Ha dunque patteggiato 3 anni Paola Andriani, moglie di Iacobellis, per la quale sono stati disposti i lavori di pubblica utilità e la confisca di 9.500 euro. Lavori di pubblica utilità anche per l’imprenditore Nicola Murgolo (2 anni e 8 mesi), condanna a 3 anni per Ignazio Gadaleta, due anni e sei mesi per Cataldo Perrone (avvocato Mario Malcangi) che ha offerto di risarcire 20mila euro, e 3 anni e 3 mesi in detenzione domiciliare per Nicola Minafra. A carico di Sansolini (avvocato Antonio La Scala) il giudice ha disposto anche 6 mila euro di multa, la confisca di 58mila euro già sequestrati con l’impegno a restituire altri 36mila euro ritenuti profitto del reato. Per Iacobellis anche 1.600 euro di multa e la confisca di 10mila euro. Entrambi proveranno ora a evitare il ritorno in carcere una volta che la pena diventerà definitiva, considerando però che l’inchiesta sugli appalti della Asl non è chiusa e potrebbero spuntare altre contestazioni.
Dalla «confessione» fatta in estate da Sansolini sono infatti nati ulteriori accertamenti e la contestazione di turbativa d’asta e turbata libertà degli incanti a carico di un altro dirigente della Asl e di due imprenditori del settore delle forniture elettromedicali. Sono in corso anche gli accertamenti collaterali sugli appalti in tre Comuni del Barese: il collegamento tra i vari episodi è uno degli imprenditori coinvolti nelle inchieste sulla Protezione civile, che avrebbe pagato alcuni funzionari comunali e aveva provato a inserirsi anche negli appalti della Asl.