serie b

Bari, al San Nicola una domenica con l’affanno

antonello raimondo

Il Mantova cammina pianissimo, sfida al altissima tensione tra l’ultima e la penultima

Due punti nelle ultime sei giornate. Cinque sconfitte, una sola vittoria e due pareggi. Il Mantova si presenta così oggi pomeriggio al «San Nicola». Squadra in profonda crisi d’identità, fase difensiva disastrosa. E morale sotto i tacchi. Il problema è che il Bari non sembra messo meglio. Un solo punto in più, fondamentalmente il nulla cosmico. Con l’aggiunta di una serie di problematiche che continuano a zavorrare i biancorossi, finora incapaci di regalare un’accettabile versione di spessore.

Non parla nessuno in casa Bari. C’era da aspettarselo. La sconfitta a Reggio Emilia e il successivo ritiro (punitivo?) a Castel di Sangro non lasciavano presagire nulla di diverso sul piano della strategia comunicativa. Poca voglia di parlare, già. Anche per mancanza di argomenti prim’ancora che di umore. Già tanto che sabato, dopo la partita, il direttore sportivo Magalini si sia presentato in sala stampa provando a raccontare la genesi di un tracollo, per certi versi, inspiegabile. Un intervento nemmeno troppo convinto. E allora meglio lasciar scivolare le cose. Partendo dal presupposto che per Caserta sarebbe stato un mezzo «supplizio» cimentarsi nella classica conferenza stampa di vigilia, aspettando il Mantova. Rispondere alle domande dei giornalisti, di questi tempi, è una mezza acrobazia dialettica. Si dice tutto e il suo contrario. Quasi mai riuscendo a chiarire il senso delle cose agli occhi di una tifoseria ormai stanca e disillusa, quasi passiva. Stoici, i ragazzi della «nord». Quelli che girano l’Italia in lungo e in largo urlando l’infinita passione per la maglia della squadra della propria città. Si sono fatti «sentire» con i calciatori. Anche a muso duro. C’è soprattutto stanchezza, la pazienza ormai ai titoli di coda.

Quale Bari oggi al «San Nicola»? Meglio tentare la fortuna al Superenalotto. Aver perso una partita come quella di Reggio Emilia, dopo aver giocato un buon primo tempo chiuso meritatamente in vantaggio, squarcia ulteriormente le sensazioni di preoccupazione per il futuro biancorosso. Senza capo nè coda, squadra con pochissimo tasso caratteriale. Zero sostanza, insomma. Tra limiti nella fase difensiva e un attacco che punge quasi mai. E per fortuna che c’è Moncini, altrimenti sarebbero guai serissimi. Caserta? Posizione che resta a rischio esonero, inutile prendersi in giro. Il suo lavoro è stato valutato sia dalla proprietà che dall’area tecnica rappresentata da Magalini e Di Cesare. Avanti così, fino a quando non si sa. Con qualche «voce» in grado di spiegare come il contratto di Longo sia stato decisivo nella scelta di confermare Caserta. Ragioni di budget, insomma. In questo trambusto è scontato che a questo Bari servirebbe anche un pizzico di fortuna. Oltre a tanto altro, evidentemente. Purtroppo il campo spiega che non è questione di sistema di gioco e nemmeno di singoli. Finora è stato un disastro quasi totale. Inaccettabile.

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