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Torino, lo strano tentativo di suicidio del boss Eugenio Palermiti: per chi indaga è una messinscena
Il 70enne capoclan di Japigia è stato appena condannato per Codice Interno, l'intera dinastia è in carcere dopo il sequestro dei beni. L'avvocato: sta male, sta soffrendo
In carcere dovrà rimanerci molto a lungo, dopo essere stato per anni ai domiciliari grazie a una situazione medica giudicata incompatibile con la detenzione. E’ anche per questo che il tentativo di suicidio di Eugenio Palermiti, 71 anni, non convince chi indaga: il boss di Japigia, detenuto nel centro medico del carcere di Torino, avrebbe provato a soffocarsi con una traversa da letto. Un’azione strana, sventata dalla Penitenziaria che sorveglia il reparto con le telecamere H24: chi se ne sta occupando ritiene che si sia trattato di una messinscena.
Palermiti, detto "Il Nonno", ha a suo carico numerose indagini della Dda di Bari. Fu arrestato nel 2007 nell'ambito dell'operazione Blue Moon e tornò libero nel settembre 2010. Nell'ottobre 2014 fu condannato a 4 anni (senza aggravante mafiosa) per estorsioni tra Japigia e Triggiano, poi 9 anni e 4 mesi in primo grado (ridotti a 4 anni in appello, senza l'aggravante di essere dirigenti del clan) a seguito del blitz Do ut Des. Nel settembre 2022 un primo sequestro da un milione di euro ha colpito il patrimonio della famiglia Palermiti: decisive le rivelazioni dei pentiti a partire dall'ex braccio destro Domenico Milella.
E soprattutto, meno di un mese fa, Eugenio Palermiti è stato condannato a 11 anni in abbreviato nel processo «Codice Interno»: è stato ritenuto promotore e organizzatore del clan Parisi-Palermiti che gestiva (gestisce) il traffico di stupefacenti e le armi nel quartiere Japigia, oltre che gli affari del clan attraverso prestanome. Nell’occasione sono stati condannati anche il figlio Giovanni e il cognato Filippo Mineccia, mentre il nipote Eugenio Palermiti junior è in custodia cautelare per quanto avvenuto il 22 settembre 2024 nella discoteca Bahia di Molfetta, quando fu uccisa a colpi di pistola la 19enne Antonella Lopez che era con lui quella notte. Un’intera dinastia azzerata dalla Dda di Bari, che – grazie ai pentiti – ha ottenuto pure sequestri e confische del patrimonio fatto di attività commerciali intestate a prestanome. Anche per questo il tentativo di suicidio non convince chi indaga.
La difesa di Palermiti però racconta una storia diversa. «Il mio assistito – dice l'avvocato Tiziana Areniello - realmente sta male e io sono in possesso di video e immagini tratte da videochiamate con i familiari dimostrativi della sua profonda sofferenza fisica e morale. Il giorno 4 ottobre Palermiti si è reso protagonista di un tentativo suicidario reale e sventato dall’immediato intervento degli agenti. Quando sono ritornata l’8 ottobre in istituto ho trovato il mio assistito in una camera senza lenzuola e né federe del cuscino, tutto testimoniato dalle telecamere di videosorveglianza nella sala colloquio in quanto aveva tentato l’impiccagione con una traversina che gli era stata fornita dal personale ospedaliero».