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«Spazi, didattica e servizi Lo studente torni al centro»: parola del neorettore Fratino

Giovanni Longo

«Recuperiamo il rapporto umano con i docenti»

Nello Student Center di via Orabona non c’è un posto libero. È una mattina di fine settembre e lo studio si fa più intenso. Sui tavoli ci sono tablet, ma anche libri e quaderni dove scorrono formule e appunti. «Servono subito altri spazi confortevoli per gli studenti». A parlare non è un loro rappresentante, ma il neo rettore Umberto Fratino, che dal primo ottobre si insedierà alla guida del più giovane Politecnico d’Italia, 35 anni di vita e la capacità d’imporsi nel panorama della formazione e del placement, lì dove le immatricolazioni sono in costante aumento. Dopo avere tenuto la lezione di Gestione dei bacini idrografici e prima di tuffarsi nei tanti dossier sui quali lavorare, il professor Fratino, che qui ha studiato e si è laureato, fa un giro per le aule.

L’impressione è che non ci sia alcun dubbio sulle priorità del suo mandato, ma trattandosi di discipline tecnico-scientifiche, forse è meglio non lasciare alcuno spazio alle deduzioni. Il primo impegno?

«Centralità dello studente».

Con quali azioni concrete?

«Occorre riportare al centro la formazione e il rapporto docente-studente, essenziale in discipline tecniche dove al sapere bisogna coniugare il saper fare. Oggi si iscrive all’università solo il 60% dei diplomati e poco meno della metà lascia gli studi, dopo il primo anno. Il Politecnico ha numeri importanti, siamo cresciuti più degli altri Politecnici d’Italia, ma abbiamo il potenziale per fare ancora di più e meglio, per cui su questo dobbiamo lavorare».

Come rendere gli ambienti universitari più a misura di studente?

«Gli studenti qui devono sentirsi di casa. Lo Student Center è uno dei pochi disponibili nell’area campus, quindi è utilizzato anche dagli studenti di Uniba, che in questa stessa area ha anche i suoi dipartimenti. Partiremo da una ricognizione degli spazi, garantendo servizi a costi calmierati come stampa, plottaggio, disegno 3D, solo per fare qualche esempio, e che dovranno essere autogestiti dagli studenti, responsabilizzandoli. Cercheremo di favorire la convivialità, attrezzando aree di socializzazione anche con microonde e piccoli frigoriferi, in modo da rendere più confortevole anche i momenti di pausa tra una lezione e l’altra».

Dai trasporti agli alloggi, oggettivamente non è facile per gli studenti. Come può intervenire il Poliba?

«Tutto il sistema che ruota intorno al mondo universitario passa attraverso le scelte delle città. C’è un problema di collegamenti, perché gran parte dei nostri studenti arriva dalla provincia di Bari e a qualcuno i disagi non mancano. Anche il tema degli alloggi è critico: far incontrare domanda e offerta non è semplice, soprattutto a prezzi accessibili. Su questo mi confronterò con il Comune e con il mio collega e amico, Roberto Bellotti. Da parte nostra, dobbiamo garantire il welfare necessario per ridurre il disagio, per cui nell’azione di governo ci sarà grande spazio su questo tema. Apriremo ogni spazio possibile per consentire agli studenti di restare qui a studiare. Sono convinto che dando loro fiducia, sarà ristabilito un connubio virtuoso».

Capitolo didattica, quali le iniziative in cantiere?

«Nelle prossime settimane, alcune aule saranno completate e dotate di nuove attrezzature, che consentiranno una migliore interazione tra docente e studente. Oggi i nostri studenti sono tutti nativi digitali e hanno altissime capacità di interazione con nuove forme di apprendimento; per questo, a mio avviso, diventa ancora più urgente ipotizzare un centro di formazione permanente, che si occupi anche di “formare i formatori”, aggiornando noi docenti e il personale tecnico amministrativo e bibliotecario, che può beneficiare della digitalizzazione dei processi».

Rispetto al rapporto con il territorio, quale sarà la vocazione del Politecnico?

«Pensare globalmente e agire localmente. Siamo un’università con una vocazione global, i nostri ricercatori hanno riconoscimenti internazionali, le classifiche ci incoraggiano, però abbiamo una dimensione regionale, una utenza studentesca legata al territorio in cui siamo fortemente radicati. È qui che vogliamo esserci e vogliamo crescere. Allo stesso tempo, da soli non si va da nessuna parte: la rete delle università pugliesi è importante, crediamo fortemente sia nel rapporto pubblico-privato, sia in quello pubblico-pubblico. Attraverso la collaborazione, daremo un nuovo contributo alla crescita della nostra bellissima terra, accompagnandone le politiche che promuovono l’innovazione. Grazie all’interazione virtuosa si possono individuare i migliori modelli di sviluppo ».

Tanti studenti, una volta laureati, vanno via. Cosa può fare Poliba per attenuare questo trend?

«Intendo rafforzare il percorso avviato in questi ultimi anni con Binp (Boosting innovation in Poliba), l’incubatore di startup fondato con Confindustria e Ance, l’associazione dei costruttori e con Intesa Sanpaolo come sponsor principale. Vorremmo portare il modello Binp ad una dimensione regionale, contribuendo a fare della Puglia una terra di talenti. Subiamo una migrazione dei cervelli, con una perdita economica secca di 250mila euro per ogni studente che va via. Di qui l’idea di dare un’opportunità, accompagnando lo sviluppo di start up innovative, ad esempio, fornendo un supporto per poi crescere da soli».

Intelligenza artificiale, preziosa ma da governare sul piano etico. Come raggiungere l’equilibrio?

«È un asset fondamentale che coinvolgerà sempre di più tutto il sistema, uno strumento versatile che consente di risolvere alcuni problemi e accelerare molti processi. L’AI rivoluzionerà la didattica, ma non potrà sostituire le capacità umane e il valore della lezione frontale. Il problema è come gestirla, perché il rischio è di esserne travolti. Intendo costituire una Consulta sulla AI, coinvolgendo, assieme agli esperti, la componente studentesca».

A che punto è il progetto della ex caserma Magrone?

«È il più importante progetto immobiliare del Politecnico, una sfida cruciale anche di immagine, perché incide sul rapporto con la città di Bari. Servono scelte forti per recuperare aree non fruibili che abbiano una identità; vorremmo lanciare un concorso internazionale di idee che veda protagonista i migliori talenti internazionali, seguendo l’esempio virtuoso fatto a Milano nell’ex area Expo con il progetto Mind - Milano innovation dun’area multifunzionale e sostenibile per favorire l'innovazione e la ricerca. Stesso discorso per la sede del Politecnico a Japigia, nell’area di trasformazione urbana del progetto Costa Sud: qui conto che si possano realizzare nuovi laboratori creativi, aule e spazi collettivi, recuperando anche una dimensione culturale. Dobbiamo aprirci alla città».

In che modo?

«Il Campus non può più essere un recinto chiuso e impenetrabile. Docenti, studenti, personale sono una ricchezza per la città così come gli spazi del Campus; intendiamo realizzare nuove iniziative culturali, mostre temporanee, momenti di aggregazione e socializzazione».

Il polo di Taranto non è mai decollato. Cosa rappresenta oggi per il Poliba?

«Il Politecnico a Taranto, città che ha potenzialità enormi, deve osare più di quanto ha fatto in passato; in questo senso dobbiamo delle scuse alla città e agli studenti, che ci hanno dato fiducia. Oggi abbiamo il dovere di costruire un percorso diverso, che parta da una nuova sede didattica, che non faccia percepire il Politecnico come un corpo estraneo, ma come una risorsa per un futuro diverso. Sarà un asset importante nella mia visione. Ne ho già parlato con i vertici cittadini e gli ordini professionali».

Lei ha studiato qui, i corsi sono appena iniziati. Che consiglio sente di dare alle matricole?

«Chiedo agli studenti di credermi, quando affermo che l’università è ancora oggi il migliore investimento per la loro vita. Non si lascino demoralizzare da incidenti di percorso, che sono normalissimi. La formazione nelle aule del Politecnico è di grandissimo livello. Essere presenti, partecipare alla vita universitaria è stato fondamentale nella mia vita: le persone a cui sono più legato le ho conosciute qui, sbattendo la testa su un libro e bevendo poi una birra, la sera, in un pub. L’università è davvero un bel posto, se vissuto con impegno e dedizione. Chiedo loro di rimanere insieme, aiutandosi e spronandosi reciprocamente; noi ci metteremo del nostro, aiutandoli ad avere contenitori, poi starà a loro tuffarsi anche nella convivialità, oltre che nello studio».

Lei è molto sportivo, grande appassionato di calcio. In una ideale classifica, a cosa può ambire il Poliba?

«La squadra Politecnico deve essere più consapevole dei suoi mezzi e del suo talento, deve essere ancora più ostinata e volitiva. Per ora è in Europa League, ma ha tutti i numeri per ambire alla Champions e, perché no, provare anche a vincerla un giorno non troppo lontano. Partendo dal nostro amato Mezzogiorno».

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