il caso
Bari, in attesa del progetto sui disabili Fondazione Puglia affitta camere: «Chiederemo rassicurazioni»
Marina Lalli, componente del consiglio di indirizzo della Fondazione: «Da statuto il consiglio si limita a dare le indicazioni generali»
«Vista l’attenzione mediatica di questi giorni, non è escluso che in un prossimo consiglio di indirizzo chiederemo rassicurazioni circa il fatto che la finalità sociale sia stata effettivamente rispettata, introducendo lavoratori disabili nella struttura, anche se il consiglio di indirizzo, di cui faccio parte, da statuto si limita a dare le indicazioni generali». Marina Lalli, componente del consiglio di indirizzo della Fondazione Puglia, nonché vicepresidente sezione Turismo Confindustria Bari-Bat, commenta così il progetto di utilizzare l’hotel Victor, in via Nicolai «per supportare le persone fragili con disabilità intellettiva nel mondo del lavoro», un nobile percorso per ora, almeno in parte, ancora sulla carta.
In attesa di sviluppare al 100 per cento - come indicato nel bilancio 2024 della Fondazione Puglia - l’«inclusione socio lavorativa con particolare attenzione ai disabili», e di potersi concentrare sulla «formazione professionale dei disabili, finalizzata all’assunzione a tempo indeterminato degli stessi soggetti nella struttura alberghiera», la società strumentale Puglia Cultura e Territorio, controllata dalla Fondazione di origine bancaria (ex Caripuglia), continuerà a svolgere l’attività commerciale (camere al prezzo di 220 euro). Fondazione Puglia, come noto, ha acquistato l’albergo (4,4 milioni di euro) e poi lo ha ristrutturato (con altri 2,5 milioni di euro) prima di darlo in gestione alla società controllata. Chi aveva venduto? Il gruppo Andidero, finito poi al centro di un’inchiesta della Procura di Bari per bancarotta. Il pm Lanfranco Marazia nelle scorse settimane ha chiesto il rinvio a giudizio di 8 persone. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo al Victor. «Un conto è la Fondazione Puglia che ha comprato e ristrutturato l’immobile - precisa Lalli - altro è la società Puglia Cultura e Territorio che gestisce un hotel e che ha deciso di garantire alla propria attività di gestione una finalità sociale, dando un contributo per inserire ragazzi meno fortunati nel mondo del lavoro». Eppure, consiglio di indirizzo a parte, dal momento che i due soggetti giuridici sono sostanzialmente della stessa famiglia (avendo anche la stessa sede fisica), non dovrebbe essere complicato verificare che una fondazione bancaria faccia ciò che dovrebbe fare in prevalenza: perseguire prevalentemente finalità di utilità sociale.
Sullo sfondo (ma non troppo) il rischio che una fondazione di origine bancaria prestata al settore alberghiero possa alterare le regole della concorrenza e del mercato Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi, intervistato ieri dalla Gazzetta, non ha dubbi: «È così». Dalle parti della Fondazione, invece, ritengono di no. «Non credo - spiega Lalli sul punto - ci sia un rischio di alterazione delle regole della concorrenza se una società strumentale di una Fondazione svolge un’attività commerciale e sociale. Quest’ultima, correndo meno rischi rispetto ad altre imprese, può aiutare più persone che hanno bisogno di aiuto. Nella mia azienda ho assunto un ragazzo autistico, un’impresa sociale può assumerne di più». Caizzi ha spiegato, però, che un imprenditore rischia di suo quando chiede a una banca un mutuo e paga gli interessi. Se un altro ente di origine bancaria, con gli interessi maturati da investimenti su titoli non solo acquista immobili (magari hotel), si mette a fare anche l’albergatore, forse corre qualche rischio in meno.
Il caso è esploso dopo che il senatore Filippo Melchiorre (FdI) ha presentato una interrogazione parlamentare con la quale chiede un’ispezione del Mef sull’attività della Fondazione. Una ipotesi che non spaventa Lalli. «Non ho alcun timore di una possibile ispezione del Mef perché nella mia esperienza in Fondazione non ho mai riscontrato fosse avvenuto qualcosa di diverso rispetto a quello che ci era stato rappresentato».
«La nostra sezione turismo di Confindustria Bari e Bat - spiega diplomaticamente Massimo Salomone - svolge un ruolo di rappresentanza e di promozione del settore, senza entrare nel merito delle scelte operative dei singoli associati. Siamo certi che ogni necessario chiarimento potrà essere fornito nelle sedi opportune, nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e valorizzando il lavoro svolto da tutti gli operatori del comparto turistico».