Il fenomeno

Falò, musica e tende: se il Canalone a San Girolamo diventa camping a cielo aperto...

Rosanna Volpe

Al calar del sole diventa terra di nessuno. Sono per lo più i residenti di via Donato Marrone (ma non solo) a vivere un’estate da incubo

Falò, capannelli di gente intorno al fuoco e spiaggia illuminata dalle stelle. A guardarla così potrebbe sembrare una scena tratta da “Sapore di mare”. Peccato che la musica ad alto volume e le grigliate “improvvisate” non sono contemplate nel film di Carlo Vanzina. Ancora meno gli schiamazzi notturni. Il canalone, quella striscia di spiaggia nel cuore di San Girolamo, al calar del sole diventa terra di nessuno. Sono per lo più i residenti di via Donato Marrone (ma non solo) a vivere un’estate da incubo. Un centinaio di famiglie che hanno acquistato appartamenti per godersi la vista mare ma che di fatto devono sopportare il baccano di gruppi di ragazzi che bivaccano per ore fino all’alba montando anche le tende per garantirsi un riparo. Ci sono serate in cui le canadesi sono quasi trecento assieme alla musica ad alto volume e al puzzo dell’arrosto.

«Abbiamo più volte denunciato una situazione fuori controllo - spiega un residente - più volte abbiamo chiesto l’intervento dell’ex sindaco Antonio Decaro e dell’attuale Vito Leccese. Abbiamo cercato di contattare assessori e consiglieri municipali. A distanza di anni, la situazione resta la stessa: siamo costretti a convivere con una mala movida che si muove nella notte senza regole. La verità è che quella spiaggia, che non è neanche considerata tale dalle istituzioni, è abbandonata a sé stessa. Sopravvive solo grazie alla dedizione del proprietario del bar e della sua famiglia che ogni giorno si armano di scope e palette e ripuliscono quanto abbandonato sull’arenile dagli incivili della notte».

Negli anni scorsi alcuni residenti hanno proposto una raccolta firme per un’istanza alla Procura della Repubblica, ma col timore di ritorsioni, in molti hanno fatto un passo indietro. Una manciata di mesi dopo un consigliere comunale di opposizione scrisse - nero su bianco - un esposto per molestia e disturbo alla quiete pubblica, indirizzata al prefetto, alla polizia municipale, al comandante dei carabinieri e al commissariato di polizia. L’intenzione era quella di intervenire contro “chiunque, mediante schiamazzi e rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, disturba le occupazioni o il riposo delle persone”. Previsti l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a trecento euro. Nulla accadde, però. E così negli anni l’inciviltà e l’arroganza hanno preso il sopravvento. Soprattutto d’estate. A pagarne le conseguenze le famiglie che in quei palazzi ci vivono da anni: «Qualcuno ha deciso di vendere, di andare via. Ci sto pensando anche io, ma mia moglie è tanto legata alla sua casa e alle sue abitudini. E allora d’estate cerchiamo di fare altro. Di restare fuori casa il maggior tempo possibile». La rabbia da una parte, quindi, e l’impotenza dall’altra: «Non siamo neanche liberi di ribellarci perché il Canalone di notte è frequentato anche da gente poco raccomandabile. In un attimo scattano le minacce. Per questa ragione molti di noi hanno deciso di chiudere le finestre e subire in silenzio l’ingiustizia di sentirsi prigionieri in casa propria. Non è possibile che le istituzioni restino in silenzio a guardare. A Pane e Pomodoro e a Torre Quetta non accade nulla di tutto questo».

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