Il caso
Processo «Vortice Maestrale», a Bari le condanne definitive per i 44 affiliati del clan Strisciuglio
L’inchiesta ha ricostruito - anche grazie alle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia, 18 dei quali imputati - gerarchia e attività illecite del clan, dal 2015, per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, roccaforte storica del clan
Regge all’esame della Cassazione che annulla solo tre sentenze (una con rideterminazione della pena, le altre due con un rinvio a nuovo giudizio) su 46 impugnate davanti alla Suprema Corte, l’impianto accusatorio dell’inchiesta «Vortice Maestrale» culminata nell’aprile 2021 in un blitz della Dda che raggiunse 121 imputati, accusati di fare parte della famiglia malavitosa degli Strisciuglio. Diventano definitive pertanto le condanne per 44 imputati che a breve dovranno affrontare la carcerazione se non sono già sottoposti allo stato di detenzione.
Al termine del processo di primo grado (correva l’anno 2023), celebrato con la formula del rito abbreviato, il gup del Tribunale di Bari inflisse agli indagati complessivi 1.300 anni di carcere.
La mannaia dei verdetti di condannata calò sul capo di alcuni «pezzi da novanta» del clan della «Luna», con pene fino ai 30 anni di reclusione per i reati di associazione mafiosa, traffico e detenzione di droga e armi, estorsioni a commercianti, lesioni e una rissa nel carcere di Bari risalente al gennaio 2016 che coinvolse 41 detenuti con lamette e taglierini, nella quale rimasero feriti anche alcuni agenti penitenziari.
Il Castello delle accuse, costruito dagli investigatori di Polizia e Carabinieri, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, nel luglio dello scorso anno, ha retto anche il giudizio di appello per 84 imputati con un esito che considerate le condanne definitive per chi non ha impugnato il verdetto (beneficiando così di una riduzione di un sesto della pena prevista dalla riforma Cartabia); la conferma della condanne per 22 imputati; la riduzione di pena per 55 presunti affiliati al clan; sette imputati assoluti o prescritti, deve considerarsi di grande rilievo ed efficacia nella strategia della lotta alla criminalità organizzata.
La sentenza della Corte di Appello di Bari, sono state impugnate davanti ai giudici di Cassazione da 46 imputati ma solo in tre casi le argomentazioni portate dagli avvocati difensori sono state accolte. Annullato senza rinvio il verdetto nei confronti di Francesco Mastrogiacomo, difeso dall’avvocato Roberto Tartaro. I giudici della massima corte hanno rideterminato la pena a 10 anni di reclusione con una riduzione significativa del periodo di detenzione. Annullate e rinviate per un nuovo giudizio che verrà celebrato innanzi alla Corte di Appello di Bari, le condanne nei confronti di Francesco Gismondo, assistito dall’avvocato Cesare Gai e Daniela Ventisette, difesa dall’avvocato Marcello Belsito.
L’inchiesta «Vortice Maestrale» ha ricostruito - anche grazie alle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia, 18 dei quali imputati - gerarchia e attività illecite del clan, dal 2015, per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, roccaforte storica del clan di Mimmo e Sigismondo Strsciuglio, detti «la Luna», San Paolo, San Pio-Enziteto, Santo Spirito e San Girolamo e nei comuni di Palo del Colle e Conversano. Gli investigatori hanno documentato riti di affiliazione, conflitti con altri gruppi criminali, pestaggi per punire sodali infedeli, cattivi pagatori o risolvere questioni sentimentali. Hanno ricostruito 5 anni di vita dell’organizzazione: dalle faide interne, alla sanguinosa conquista di nuovi quartieri, alla colonizzazione di alcuni comuni della provincia (Palo del Colle, Conversano e Rutigliano), all’arruolamento di nuove e giovanissime leve, cresciute per strada, affamate di «gloria criminale», affascinate dal «brand della Luna» e decise ad imporre la legge del più forte per conquistare il controllo di interi quartieri come Libertà, San Paolo, San Pio-Enziteto, Santo Spirito e San Girolamo.