Il caso
Molfetta, il giallo di Minervini: spetta al Prefetto di Bari stabilire se potrà tornare a fare il sindaco
Il Riesame ha revocato i domiciliari ma ha corretto la decisione : via la sospensione dai pubblici uffici (vietata dalla legge), c’è il divieto di entrare negli uffici comunali. Che non impedisce di esercitare le funzioni
Dovrà essere il prefetto di Bari a decidere se Tommaso Minervini potrà tornare a fare il sindaco di Molfetta. Dopo che il Riesame nella serata di sabato 28 giugno ha modificato la sua decisione, sostituendo la prima (la sospensione dai pubblici uffici per 12 mesi) con un “divieto di dimora circoscritto agli uffici comunali della città di Molfetta”, teoricamente il 70enne primo cittadino potrebbe potrebbe ottenere anche la revoca della sospensione disposta dal prefetto.
Minervini (avvocati Mario Malcangi e Tommaso Poli) era finito ai domiciliari il 3 giugno con le accuse a vario titolo di corruzione, turbativa, falso e depistaggio nell’ambito di una inchiesta della Procura di Trani su presunti appalti truccati per favorire imprenditori amici in cambio di supporto elettorale.
Il Riesame (presidente Romanazzi, relatore Mastrorilli) ha dovuto correggere la sua prima decisione del 28 giugno che imponeva a Minervini (“per mero refuso”) l’interdizione dai pubblici uffici perché - in base al codice di procedura penale - le cariche elettive non sono sospendibili con misura cautelare. Il Tribunale ha dunque optato per una sorta di divieto di avvicinamento agli uffici comunali, prescrivendo al primo cittadino “di non accedervi senza l’autorizzazione del giudice che procede”.
Spetta dunque al prefetto di Bari, che il 5 giugno dopo l’arresto lo ha sospeso dalla carica di sindaco, stabilire se con queste prescrizioni Minervini potrà tornare a esercitare le funzioni. Teoricamente nulla vieta che un sindaco possa firmare gli atti lontano dalla casa comunale: potrebbe lavorare da casa e far svolgere lì le riunioni di giunta, oppure potrebbe partecipare da remoto. Minervini dovrà invece chiedere l’autorizzazione al gip per svolgere le funzioni che richiedono la presenza fisica, come ad esempio la partecipazione ai consigli comunali se il regolamento non prevede la possibilità di partecipare in videoconferenza. In una situazione simile (misura cautelare in una inchiesta giudiziaria) il prefetto di Lecce ha riammesso il sindaco di Maglie a cui i domiciliari sono stati sostituiti con l’obbligo di firma.