il fatto

Gruppo Andidero, il Tribunale di Bari omologa il concordato e rigetta la richiesta di fallimento

Tra i creditori che hanno votato a favore, anche l’Agenzia delle Entrate, la Regione Puglia e i Comuni di Bari, Polignano a Mare e Ugento

BARI - La quarta sezione civile del Tribunale di Bari ha omologato il concordato preventivo in continuità aziendale delle quattro società del gruppo Andidero (Giada, Gafi, Mabar e Modoni), rigettando le istanze del pubblico ministero che, oltre a opporsi all’omologazione del concordato, ne aveva chiesto il fallimento. «Il piano e la proposta, in armonia coi principi ispiratori della riforma, consentono la conservazione dei beni strumentali all’attività d’impresa, la continuazione dell’attività stessa, comportando (...) una soddisfazione dei creditori sociali più vantaggiosa rispetto alla liquidazione giudiziale», che invece ci sarebbe stata in caso di fallimento. E, inoltre, «le proposte di concordato preventivo rispettivamente formulate da ciascuna società del Gruppo Giada sono state approvate dai creditori ammessi al voto, riuniti in classi, con le maggioranze previste», «la documentazione depositata è risultata completa e conforme (...) anche con riguardo all’indicazione analitica delle modalità e dei tempi di adempimento della proposta».

Tra i creditori che hanno votato a favore, anche l’Agenzia delle Entrate, la Regione Puglia e i Comuni di Bari, Polignano a Mare e Ugento. Le società del gruppo hanno debiti per oltre 43 milioni di euro e la proposta di concordato prevede per tre società su quattro «la soddisfazione al 100% dei creditori», che hanno «particolarmente apprezzato» i «vantaggi compensativi" generati dal piano di soluzione della crisi. Le società del gruppo sono state assistite dagli avvocati Vincenzo Chionna e Angelo Stella, e per la predisposizione del piano di concordato dagli advisor finanziari Ignazio Pellecchia e Nico Frugis dello studio Pellecchia.

Ad aprile, la Procura di Bari ha chiuso le indagini per bancarotta fraudolenta delle quattro società del gruppo in cui sono indagati in sei, tra cui i fratelli Vittorio e Vittoria Andidero. Contemporaneamente, i pm chiesero l’arresto di Andidero, dell’imprenditore Giancarlo Lucrezio e del commercialista Marco De Marco per truffa aggravata e (il solo Andidero) autoriciclaggio, in relazione alle presunte truffe sui fondi regionali ricevuti per effettuare lavori su una masseria di Ugento (Lecce) da trasformare in resort di lusso. Andidero, dopo l’interrogatorio preventivo, non fu arrestato, ma nei suoi confronti fu disposta l’interdizione per un anno dall’esercizio dell’attività di impresa. A lui sono anche stati sequestrati beni per oltre un milione di euro, di cui oggi gli avvocati dell’imprenditore (Gianluca Loconsole e Gaetano Sassanelli) hanno chiesto il dissequestro al Riesame. Il Tribunale deciderà nei prossimi giorni.

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