il caso
Polignano, battaglia sulla vendita del porto turistico: «Non conviene ai creditori»
Amco e una finanziaria maltese si oppongono all'omologazione del concordato fallimentare. La replica: «Ma non otterrebbero comunque alcun vantaggio»
BARI - La proposta della società Main Waring per acquisire i beni della Fimco sarebbe carente dal punto di vista informativo e soprattutto sottrarrebbe rilevanti risorse ai creditori tanto da diventare non conveniente. È per questo che Amco (la società di cartolarizzazione del ministero dell’Economia) e la finanziaria maltese Futura Fund si sono opposte all’omologazione del concordato fallimentare di cui si discuterà lunedì nell’udienza fissata davanti al Tribunale di Bari (giudice delegato Laura Fazio).
Tra i beni rimasti nella pancia di Fimco, la società dell’imprenditore Vito Fusillo fallita nel 2019, c’è in particolare Cala Ponte, la società che controlla l’omonimo porto turistico di Polignano. Ma c’è anche l’azione di responsabilità intentata dalla curatela nei confronti della Popolare di Bari per l’abusiva concessione di credito che - come dicono anche le indagini della Procura - avrebbe aggravato la situazione di dissesto di Fimco (fallita con 140 milioni di debiti).
Amco (che ha «ereditato» il passivo nei confronti della PopBari) e Futura (difesa dal prof. Giuseppe Miccolis e dall’avv. Giovanni Bravo) pesano per 50 dei 60 milioni di debiti chirografari del fallimento, mentre la parte principale di quelli privilegiati è di competenza dell’Agenzia delle Entrate. La proposta Main Waring prevede un investimento che può arrivare a 11,7 milioni (diventerebbero 15 in virtù della rinuncia a un credito Iva), ma - questo il nodo dell’opposizione - Amco e Futura la ritengono non conveniente per la generalità dei creditori chirografari.
Uno dei punti nodali riguarda il porto. Fimco possiede il 93% di Cala Ponte, le cui azioni sono in pegno ad Amco (difesa dall’avvocato Francesco Biga) a fronte di un debito iniziale da circa 7,5 milioni su cui esiste un accordo transattivo. Le due opponenti criticano però la decisione di iscrivere al passivo del fallimento il residuo valore del debito Cala Ponte (3,5 milioni), e osservano che il trasferimento della proprietà farebbe venire meno l’accordo transattivo facendo dunque tornare il debito di Cala Ponte a una cifra vicina ai 7 milioni di euro. Altre osservazioni riguardano il valore di 3,5 milioni dato nella proposta concordataria all’azione di responsabilità (che chiede alla ex PopBari 82 milioni), valore ritenuto troppo basso. Altre osservazioni riguardano la scarsa informazione data ai creditori. La conclusione è - in sostanza - che Main Waring otterrebbe la proprietà del porto turistico con un esborso finanziario limitatissimo.
«Abbiamo fatto il nostro dovere, acquisendo tutti i pareri - replicano i curatori di Fimco, l’avvocato Pino Pepe e il commercialista Francesco Leo, che hanno dato parere positivo all’operazione -. Sulla fondatezza e la ritualità dell’opposizione si esprimerà il collegio». I curatori hanno dubbi sull’effettivo interesse delle opponenti, visto che in ogni caso la quasi totalità dei soldi - tolti i crediti prededucibili - finirà all’Agenzia delle Entrate. In caso di omologazione del concordato - dicono - i creditori privilegiati vedrebbero soddisfatto il 45% dei debiti.
Anche Main Waring (con l’avvocato Maurizio Carfora ed Enrico Caratozzolo) ha depositato una memoria in cui sottolinea la carenza di interesse di Amco e Futura: anche con il loro voto negativo il concordato risulterebbe comunque approvato con il 71%. Per quanto riguarda la questione del porto, la società romana fa invece notare che l’accordo transattivo con Amco si risolverebbe soltanto in caso di mancato inadempimento della Cala Ponte (che invece sta onorando le rate di mutuo), e dunque che il debito risulterebbe inalterato anche dopo l’acquisizione.