l'inchiesta
Codice Interno, dopo 15 mesi torna libero l'imprenditore barese Petroni. Rischia 6 anni di reclusione
Revocata la misura cautelare: non risultano elementi che consentano di ritenere attuale il pericolo di reiterazione del reato e di pericolo di fuga
BARI - Torna libero dopo quindici mesi l’imprenditore barese Antonio Petroni, arrestato a febbraio 2024 nell’inchiesta “Codice Interno” sui presunti accordi tra mafia e politica per le amministrative del 2019. Petroni, imputato nel processo con rito abbreviato con altre 106 persone, tra cui l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, rischia una condanna a 6 anni di reclusione. Era finito inizialmente in carcere e poi, dopo alcuni mesi, agli arresti domiciliari. Il gup Giuseppe De Salvatore, accogliendo l’istanza dei difensori, gli avvocati Attilio Altieri e Massimo Roberto Chiusolo, ha disposto la revoca della misura cautelare ritenendo che “non risultano elementi che consentano di ritenere attuale il pericolo di reiterazione del reato” e nemmeno quelli di inquinamento probatorio, considerato che è in corso il giudizio abbreviato, e di pericolo di fuga.
Petroni, all’epoca candidato al Municipio del San Paolo non eletto, è uno degli imputati che ha scelto di sopporsi ad interrogatorio durante il processo, raccontando di aver incontrato Olivieri una sola volta, in occasione di una cena pre-elettorale, invitato dal suo vecchio amico Gaetano Strisciuglio, a sua volta invitato da Michele Nacci (candidato in tandem con la moglie di Olivieri, Mari Lorusso). «È stata la prima e unica volta che ho incontrato Olivieri – aveva sostanzialmente spiegato in aula - non mi ha promesso alcunché e non ho avuto niente”, ricordando che dopo quella cena avrebbe ricevuto da Nacci la proposta di aiutarsi a vicenda con i voti, salvo poi venire a sapere che lo stesso Nacci stava sostenendo al Municipio un candidato diverso da lui. Ne sarebbe nata una discussione che avrebbe posto fine ad ogni contatto.